(21-06- 2018) Antibiotici, servono test rapidi per limitare l'uso improprio
Servono con urgenza test diagnostici rapidi per aiutare i clinici a capire quali pazienti devono essere trattati con antibiotici e riconoscere i casi in cui sono inutili: lo afferma una revisione sull'antibiotico-resistenza pubblicata recentemente in Gran Bretagna, a cura di un gruppo di ricerca istituito un anno fa dallo stesso governo. Si potrebbe in tal modo limitare l'utilizzo improprio degli antibiotici, spesso prescritti dai medici come misura cautelativa per trattare pazienti di cui non si sa neppure se siano colpiti da un'infezione virale o batterica e, anche in questo caso, non conoscendo il tipo di batterio responsabile e quindi nell'impossibilità di fornire una terapia mirata. «Siamo ovviamente favorevoli alle tecnologie diagnostiche rapide in microbiologia - commentaPierangelo Clerici, presidente dell'Associazione dei microbiologi clinici italiani (Amcli) - che devono essere utilizzate nei casi gravi e consentono di individuare il tipo microrganismo, virus o batterio, escludendo nel primo caso il trattamento antibiotico e nel secondo individuando i geni di resistenza alle molecole e intervenire in maniera appropriata».
Una ricerca in questo settore, spesso non redditizio, è assolutamente da incentivare, tuttavia, ammonisce il presidente Amcli, «molti test esistono già e il problema come sempre è il corretto utilizzo, l'appropriatezza e un po' anche il costo. Ma quest'ultimo dovrebbe essere considerato un utile investimento, perché una diagnosi precoce e un intervento terapeutico mirato consentirebbero un recupero di risorse sia dal punto di vista di farmaci non utilizzati perché sarebbero inappropriati sia sulle giornate di degenza, oltre a influire positivamente nel ridurre la resistenza agli antibiotici». Dunque, secondo Clerici c'è soprattutto bisogno di una maggiore attenzione da parte dei clinici, perché «queste indagini non possono essere fatte a tappeto ma le richieste devono essere mirate sui casi critici; si potrebbero poi estendere ai pazienti che entrano in ospedale in reparti a rischio per individuare se siano portatori di microrganismi particolarmente pericolosi».
Fonte: doctornews33
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