(06-07-2018) Grassi ‘trans’ artificiali: l’OMS dichiara guerra a livello globale a questi dannosissimi grassi industriali
Appena lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’iniziativa REPLACE che mira a liberare il mondo dai grassi trans industriali entro il 2035. Il motivo? Sono un importantissimo fattore di rischio cardiovascolare, responsabile di 540 mila decessi l’anno nel mondo e aumentano anche il rischio di diabete. Decisamente qualcosa da eliminare dalla dieta quotidiana.
Una morte ogni tre nel mondo è imputabile alle malattie cardiovascolari e metà di questi decessi si verificano nelle nazioni a basso reddito in persone al di sotto dei 70 anni.
Secondo l’OMS un valido strumento di prevenzione è rappresentato dall’eliminazione dei grassi ‘trans’ artificiali dai cibi prodotti industrialmente. Secondo stime recenti, i grassi ‘trans’ ogni anno sono responsabili di 540 mila morti nel mondo; si tratta di sostanze tossiche anche a bassi livelli di consumo perché ostruiscono le arterie, aumentando il rischio di infarti e morti. Ma si cominciano ad accumulare evidenze che li chiamano in causa anche come fattori di rischio per altre patologie, come il diabete.Lancetdi questa settimana spiega come L'OMS ha deciso di affrontare il problema.
REPLACE. Lo scorso 14 maggio, l’OMS eResolve to Save Liveshanno lanciato l’iniziativa REPLACE che, come suggerisce il nome, mira a creare un mondo ‘trans-free’ entro il 2023. REPLACE fornisce agli Stati tutta una serie di strumenti da implementare per arrivare ad eliminare i grassi trans dai prodotti alimentari prodotti industrialmente.
La strada da seguire è indicata nell’acronimo stesso dell’iniziativa REPLACE.
REvisione delle fonti dietetiche di grassi trans prodotti industrialmente e lo scenario degli auspicati cambiamenti politici
Promuovere la sostituzione dei grassi trans di produzione industriale con altri oli e grassi più salutari
Assess (cioè valutare) e monitorare il contenuto di grassi ‘trans’ nel cibo e modificare il consumo di grassi trans a livello di popolazione
Creare consapevolezza circa l’impatto negativo sulla salute di questi grassi nel mondo politico, a livello di industria alimentare e del pubblico
Enforce (cioè imporre) l’aderenza a queste regole attraverso politiche ad hoc e normative
Nelle sue linee guida provvisorie sui grassi ‘trans’ artificiali, pubblicate qualche giorno fa in bozza per raccogliere commenti, l’OMS propone di ridurre il consumo totale di grassi ‘trans’ a meno dell’1% dell’introito calorico totale giornaliero (corrisponde a 2,2 grammi di grassi ‘trans’ artificiali al giorno in una dieta da 2.000 calorie). Ma per implementare questa raccomandazione è necessario che l’industria alimentare si impegni a far sparire questi grassi dai prodotti confezionati. Il che significa che i governi dovranno fare la loro parte, cioè legiferare e monitorare lacompliancedell’industria a queste raccomandazioni. L’industria insomma è chiamata a riformulare le ‘ricette’ dei suoi prodotti, sostituendo i grassi ‘trans’ con altri più salutari (quali oli contenenti grassi preferibilmente polinsaturi o monoinsaturi).
Il buon esempio di Danimarca, New York, Argentina. Già dal lontano 2004, la Danimarca si è fatta promotrice di un’iniziativa che ha portato a ridurre drasticamente il contenuto di grassi trans in tutti gli alimenti di produzione industriale. In questo Paese i tassi di mortalità per cause cardiovascolari si sono ridotti di un 3,2% in più rispetto ai Paesi che non hanno adottato simili iniziative. Anche a New York, la messa al bando dei grassi ‘trans’ ha ridotto infarti e ictus, salvando vite a costo zero, mentre i ricoveri per infarto si sono ridotti del 7,8% tra il 2007 e il 2013, rispetto alle contee dello Stato di NY che non avevano implementato il bando anti-‘trans’. In Argentina, da quando i ‘trans’ sono stati eliminati dal cibo industriale, gli eventi coronarici si sono ridotti dell’1,3-6,3% l’anno.
La buona volontà non basta. A New York prima ci hanno provato con le ‘buone maniere’ a chiedere ai ristoranti di eliminare dal menu i grassi ‘trans’, ma senza successo. Una volta promulgate delle leggi ad hoc però, i ristoratori si sono immediatamente industriati a trovare alternative salutiste ai famigerati ‘trans’, senza dover spendere di più, né raccogliere lamentele dalla clientela perché i loro piatti non avevano più lo stesso sapore.
Attualmente sono 45 le nazioni, per lo più tra quelle ad alto reddito, che hanno intrapreso iniziative di vario tipo, volte a ridurre il consumo di grassi ‘trans’. Alla fine di quest’anno, saranno una ventina le nazioni (tra queste Usa e Canada) che avranno messo in campo limiti obbligatori o bandito l’uso di grassi ‘trans’ dalle produzioni industriali.
Il problema dei Paesi a basso e medio reddito. A fronte di questi successi, resta il fatto che i 2/3 della popolazione mondiale, soprattutto nei Paesi più poveri, sono destinati a restare del tutto indifesi sul fronte del pericolo grassi ‘trans’. Una situazione che configura un grave inequità sul fronte della salute.
Maria Rita Montebelli
Fonte: quotidianosanità .it
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