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Le ricerche di Gerona 2005

(22-07-2018) Calcoli renali: alcuni antibiotici aumenterebbero rischio di soffrirne



Un ampio studio della sul Journal of the American Society of Nephrology su 12 antibiotici avrebbe evidenziato cinque classi che aumenterebbero il rischio di sviluppare calcoli renali, i maggiori rischi sarebbero stati evidenziati tra bambini e adolescenti

(Reuters Health)– Bambini e adulti che assumono cinque tipi di antibiotici comunemente prescritti avrebbero una maggiore probabilità di soffrire di calcoli renali. A evidenziarlo è stata una ricerca pubblicata sulJournal of the American Society of Nephrologye coordinata da Gregory Tasian, delChildren's Hospitaldi Philadelphia.

Lo studio
I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche elettroniche raccolte tra il 1994 e il 2015 su 25.981 persone che hanno sviluppato calcoli renali e 259.797 individui che non ne hanno sofferto. Dai risultati sarebbe emerso che l'esposizione da tre a 12 mesi prima della manifestazione dei calcoli a una tra cinque classi di antibiotici, sulfamidici, cefalosporine, fluorochinolonici, nitrofurantoina/metenamina e penicillina ad ampio spettro, era associata a un aumentato rischio di calcoli renali. In particolare, l'aumento del rischio associato a questi antibiotici andava dal 27% in più con le penicilline ad ampio spettro a più del doppio con sulfamidici. Inoltre, i maggiori rischi sarebbero stati evidenziati tra bambini e adolescenti. Infine, il rischio di sviluppare calcoli renali sembrava diminuire con il tempo, ma rimaneva comunque elevato diversi anni dopo l'assunzione degli antibiotici.


I commenti
“Senza dubbio, gli antibiotici hanno salvato milioni di vite e sono necessari per prevenire la morte e gravi danni da infezioni e i benefici superano eventuali danni - ha dichiarato Tasian - Questi risultati non dicono che gli antibiotici non dovrebbero essere prescritti quando necessario.

Tuttavia, dovrebbe essere perseguito l'uso giudizioso e appropriato di questi farmaci”, ha concluso l'esperto. I calcoli renali, comunque, possono richiedere anche anni per svilupparsi e interessano solo il 10% delle persone, rendendo difficile dimostrare un legame diretto con l'uso degli antibiotici, come evidenziato da Jeremy Burton, dell'University of Western Ontario, in Canada.

“I tassi di calcoli renali sono aumentati costantemente senza un ragione apparente e sono state avanzate diverse ipotesi, come la riduzione dell'idratazione e il cambiamento del microbioma a causa di una dieta malsana”, ha spiegato il ricercatore, che non era coinvolto nello studio, che ha evidenziato anche che “nonostante le dimensioni del campione in studio, possono rimanere fattori confondenti, come l'uso di antibiotici per il trattamento di infezioni del tratto urinario”, ha sottolineato.

Fonte: Journal of the American Society of Nephrology

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

quotidianosanità.it

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