(30-04-13) Dolore toracico, da monitorare dopo il pronto soccorso
Vedere un cardiologo entro un mese da una visita in pronto soccorso (Ps) per
dolore toracico abbassa le probabilità di infarto o di morte nell’anno
successivo, almeno secondo le conclusioni di un articolo appena pubblicato su
Circulation
Vedere un cardiologo entro un mese da una visita in pronto soccorso (Ps) per
dolore toracico abbassa le probabilità di infarto o di morte nell’anno
successivo, almeno secondo le conclusioni di un articolo appena pubblicato su
Circulation. «Lo studio è il primo a dimostrare l'importanza del follow-up nei
pazienti ad alto rischio cardiovascolare che lasciano il pronto soccorso dove
erano giunti per algie retrosternali» esordisce Dennis Ko, cardiologo dell’
Università di Toronto, in Canada, e coordinatore della ricerca. Nei paesi
occidentali il dolore toracico è tra i motivi più comuni di accesso al PS.
Tuttavia, i precedenti studi si sono concentrati sulla diagnosi della sindrome
coronarica acuta e sull’identificazione dei pazienti a rischio immediato di
eventi avversi. «Poco si sa sulla gestione ottimale a lungo termine dei
soggetti con dolore toracico considerati stabili e dimessi dal PS, ma ancora a
rischio di eventi avversi dopo la dimissione» spiega il cardiologo canadese.
Per esempio, le linee guida dell’American Heart Association consigliano un
follow-up da parte del medico di famiglia, ma nessuno ha valutato l’efficacia
di un monitoraggio specialistico sulla prognosi a lungo termine di questi
pazienti. Così Ko e colleghi hanno effettuato uno studio osservazionale su
pazienti, residenti in Ontario, definiti a elevato rischio cardiovascolare,
cioè con malattie cardiache o diabete diagnosticato in precedenza. Tutti erano
stati visitati in PS dal 2004 al 2010 per dolore toracico, ed erano stati
dimessi senza avere eventi avversi nei successivi 30 giorni. « Tra i 56.767
partecipanti, il 25% non ha avuto un follow-up medico, il 58% è stato seguito
dal medico di famiglia e il 17% dal cardiologo, entro 30 giorni dalla
valutazione di pronto soccorso» riprende Ko. A un anno di distanza i pazienti
curati dal cardiologo avevano i tassi più bassi di mortalità o di infarto, il
5,5%. Al secondo posto, con il 7,7%, c’erano i pazienti curati dal medico di
famiglia, e infine i pazienti senza follow-up, con l’8,6%. «I nostri dati
evidenziano una lacuna nel passaggio in cura dall’ospedale al territorio dei
pazienti con dolore toracico, sottolineando la necessità di fornire un follow-
up medico, meglio se specialistico, nei pazienti a rischio» commenta Ko.
Fonti:
Circulation 2013; 127: 1386-1394
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