(02-05-13) Obesità, in Usa bibite gassate finiscono in tribunale
La bocciatura da parte della Corte Suprema dello Stato di New York, del
provvedimento anti-obesità con cui il sindaco della città Michael Bloomberg
aveva vietato la mescita di bibite gassate in bicchieri più grandi di mezzo
litro,ha innescato un acceso dibattito sulle pagine dell'ultimo numero del New
England journal of medicine
La bocciatura da parte della Corte Suprema dello Stato di New York, del
provvedimento anti-obesità con cui il sindaco della città Michael Bloomberg
aveva vietato la mescita di bibite gassate in bicchieri più grandi di mezzo
litro (più precisamente 16 once fluide, pari a 473 millilitri circa) ha
innescato un acceso dibattito sulle pagine dell'ultimo numero del New England
journal of medicine. «Interpretiamo questo divieto come una misura limitata e
idealistica che presenta le autorità sanitarie come poco più che atte dalla
sgridata facile?» chiede retoricamente Amy Fairchild, del Center for the
history and ethics of public health, Department of sociomedical sciences della
Columbia university di New York. «O lo collochiamo piuttosto nella grande
tradizione dell'attivismo per la salute pubblica, come una sfida alle pratiche
delle aziende e dell'industria che mettono il profitto davanti alla salute del
pubblico? Un bando ai contenitori superiori a una certa dimensione non altera
la nostra capacità di bere tutte le bevande zuccherate che il nostro organismo
può tollerare» prosegue. «L'assunto, di certo, è che la gente non potrà
semplicemente acquistare più bibite, per cui l'apporto calorico sarà ridotto.
Ma l'obiettivo è il comportamento delle aziende». Proprio loro, infatti, con in
testa i ristoratori e distributori di bevande, si erano subito opposti alla
legislazione introdotta nel settembre scorso, ottenendo dal giudice la
cancellazione del divieto, contro cui ora il Comune di New York deve decidere
se presentare appello. «Se possiamo chiamare in causa le industrie e le aziende
che fanno profitti promuovendo porzioni enormi forse possiamo farlo anche con
altre aziende che similmente contaminano il nostro ambiente sociale» conclude
Fairchild. L'altra presa di posizione ospitata dal Nejm è firmata dal
bioeticista George Annas, del Department of health law, bioethics, and human
rights, Boston university school of public health, Boston: dopo una disamina
delle ragioni puramente giuridiche per cui il giudice ha ritenuto che il Comune
di New York non avesse titolo per intervenire in quel modo nella materia, la
conclusione è di netta condanna: «Le agenzie che vanno oltre le proprie
competenze o adottano regole che sono intrusive o solo sciocche provocano
reazioni opposte che possono rendere impossibile l'adozione di una
regolamentazione efficace in sanità pubblica. Si rendono ridicoli diventando
gli eroi di chi si oppone alla sanità pubblica» conclude Annas.
Fonti:
N Engl J Med. 2013 Apr 3. [Epub ahead of print]
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