(09-05-13) Ipertensione e genetica aumentano depositi di beta-amiloide
Individui ipertesi e con almeno un fattore di rischio genetico per la malattia
di Alzheimer (Ad) mostrano un maggiore accumulo di beta-amiloide rispetto ai
soggetti normotesi con o senza la predisposizione genetica. Lo afferma uno
studio condotto da Karen Rodrigue e colleghi dell’Università del Texas, a
Dallas, pubblicato sull’ultimo numero di JAMA Neurology. L’analisi ha incluso
118 adulti di età compresa tra i 47 e gli 89 anni, con capacità cognitive nella
norma. Il 58% dei partecipanti, di età media pari a 74 anni, è stato
classificato nel gruppo degli ipertesi perché aveva già una diagnosi di
ipertensione oppure aveva valori di pressione arteriosa, misurata in sette
occasioni nel corso dello studio, superiori a 140 mmHg/90 mmHg. Tutti i
soggetti arruolati sono stati sottoposti sia a tomografia a emissione di
positroni (Pet) - per valutare la presenza di depositi di beta-amiloide - sia a
indagine genotipica per l’apolipoproteina E (Apoe) - per determinare l’
eventuale presenza dell’allele epsilon4, noto fattore di rischio genetico per l’
Alzheimer. Nei soggetti ipertesi che avevano almeno un allele epsilon4, l’
accumulo di beta-amiloide era maggiore rispetto a coloro che avevano uno solo
dei due fattori di rischio o di coloro che non ne avevano alcuno. «Inoltre
abbiamo individuato una forte associazione tra aumento della pressione
differenziale (sistolica meno diastolica) e incrementi dei livelli medi di beta-
amiloide nelle aree corticali: soggetti ipertesi con almeno un allele epsilon4
avevano depositi più estesi rispetto ai normotesi» spiega Rodrigue. «Questi
risultati preliminari sono interessanti perché indicano che i soggetti con l’
allele APOE epsilon4 potrebbero ridurre l’accumulo di beta-amiloide attraverso
un controllo appropriato della pressione sanguigna» commenta l’autrice del
lavoro. «Tuttavia, le nostre conclusioni necessitano di una conferma su gruppi
più ampi. In futuro si potrebbero anche analizzare altri fattori, come la
durata della terapia antipertensiva, per determinare quale influenza questa
possa avere sull’accumulo di beta-amiloide». Nella patogenesi dell’Ad, la
deposizione di placche è una delle caratteristiche neuropatologiche più
precoci: può infatti comparire anche una o più decadi prima della diagnosi.
Identificare i principali fattori di rischio del deposito può fornire
informazioni sulla suscettibilità dei vari individui a sviluppare questa
malattia e consentirebbe di dirigere gli sforzi dei medici verso la
prevenzione. Un appropriato controllo dell’ipertensione nei soggetti di mezza
età potrebbe essere un meccanismo per ridurre o ritardare le alterazioni
neuropatologiche che portano al declino cognitivo.
Fonti:
Jama Neurology Published online March 18, 2013
teamsalute.it
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