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Le ricerche di Gerona 2005

(12-05-13) Il cuore degli italiani giovani ora è a rischio



In mezzo secolo l'Italia ha registrato 750mila morti in meno per infarto.
Questa è la buona notizia. Ma, quasi per ironia della sorte, terapie sempre più
efficaci hanno portato gli italiani a temere meno l'infarto e a essere quindi
meno attenti agli stili di vita. E questa è la notizia che preoccupa.
Alimentazione scorretta e sedentarietà restano i due fattori di rischio più
temibili, "ignoti" negli anni del boom economico, quando l'elemento di maggior
pericolo era l'abitudine al fumo. A rischio anche la salute dei più giovani:
stili di vita scorretti, uniti alla depressione "da mancanza di lavoro", allo
sballo da movida e nelle ragazze anche al cocktail fumo-pillola
anticoncezionale, stanno creando una generazione di adulti destinati ad
ammalarsi di cuore più dei loro nonni. A dirlo sono i cardiologi, riuniti a
Venezia, in occasione del 50° anniversario della nascita dell'Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), tracciando in collaborazione
con l'Istituto Superiore di Sanità , un bilancio della salute del cuore degli
italiani nell'ultimo mezzo secolo. Negli anni 60 l'infarto mieteva moltissime
vittime, colpiva in media a 40-50 anni e chi scampava alla morte finiva un mese
in ospedale e poi era considerato invalido a vita. Oggi l'infarto è diventato
un "problema da vecchi": colpisce in media intorno ai 70 anni, il ricovero dura
pochi giorni e soprattutto si muore assai di meno, visto che la mortalità per
chi viene ricoverato in un'Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC) è del
3%, e del 10% quella di chi viene curato in unità non specialistiche.

Fonte: edott.it

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