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Le ricerche di Gerona 2005

(18-05-13) Ca prostatico: mortalità prevedibile prima dei 50 anni



Un recente studio pubblicato su British medical journal conferma quanto da più
anni si va dicendo: focalizzare lo screening per il tumore della prostata sugli
uomini a rischio elevato potrebbe aumentare il rapporto tra i benefici e i
rischi legati al test

Un recente studio pubblicato su British medical journal conferma quanto da più
anni si va dicendo: focalizzare lo screening per il tumore della prostata sugli
uomini a rischio elevato potrebbe aumentare il rapporto tra i benefici e i
rischi legati al test. La misurazione dell’antigene prostatico specifico, o
Psa, nonostante le iniziali controversie, si è dimostrato utile per la
determinazione precoce di questo tipo di tumore. Tuttavia non ci sono dati
empirici che supportano vari aspetti dei programmi di screening: per esempio,
quando è meglio cominciare lo screening e con che frequenza sottoporvisi. Una
collaborazione tra ricercatori svedesi e statunitensi ha cercato le prove su
cui basare un possibile schema di screening, disegnando uno studio caso-
controllo su una coorte di più di 21.000 individui tra 27 e 52 anni, arruolati
nel Malmo preventive project (Mpp) tra il 1974 e il 1984. «In precedenza, sulla
stessa coorte abbiamo dimostrato che il livello di Psa misurato intorno ai 60
anni ha un alto valore predittivo per la mortalità da cancro prostatico entro
gli 85 anni. Ora, per capire quando sia meglio cominciare lo screening, ci
siamo concentrati su altre tre fasce d’età: meno di 40 anni, 45-49 e 51-55
anni» spiega Hans Lilja, coordinatore del progetto, che continua: «Sia per l’
insorgenza sia per la mortalità, le concentrazioni di PSA sono tanto più
predittive quanto più l’età cresce». Dall’analisi si evince che il 44% delle
morti per tumore prostatico avveniva in coloro che tra i 45 e i 49 anni avevano
un Psa nel più alto percentile della distribuzione. Ma quando iniziare lo
screening? Si è visto che, a meno di un rischio elevato dovuto per esempio a
mutazioni nei geni Brca1 e 2 o Hoxb13, il test non è giustificabile a 40 anni
perché a quest’età, anche con un Psa nel percentile più alto, il rischio di
tumore era molto basso (0,6% dopo 15 anni). Invece, lo stesso rischio aumentava
di 3 (1,7%) e 10 (5,2%) volte rispettivamente per gli uomini di 45-49 anni e 51-
55 anni. Quindi iniziare lo screening dopo i 50 anni significherebbe non
identificare il cancro della prostata in una proporzione significativa di
uomini, ai quali verrebbe trovato solo successivamente un tumore in fase più
avanzata e quindi più difficile da curare. «Il miglior modo per determinare il
rischio di tumore è effettuare un singolo test prima dei 50 anni. Poi, i
programmi di screening dovrebbero focalizzarsi sui soggetti a rischio più
elevato, con 3 test del Psa tra i 45 e i 60 anni sufficienti almeno per la metà
della popolazione maschile. Questo schema dovrebbe riuscire a ridurre il
rischio di sovradiagnosi consentendo allo stesso tempo la diagnosi precoce tra
coloro che hanno un rischio alto all’indagine iniziale» conclude il
ricercatore.

Fonte: BMJ 2013;346:f2023


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