(23-05-13) Dietro la depressione maggiore c’è predisposizione genetica
Dietro la depressione maggiore c’è predisposizione genetica
Che ruolo gioca la genetica nella depressione? E in che modo può essere utile
per differenziare i sottotipi del disturbo, caratterizzati da manifestazioni
sintomatologiche diverse tra loro? È quanto si sono chiesti psichiatri e
genetisti del Virginia Institute for Psychiatric and behavioral genetics della
Commonwealth university di Richmond,
Che ruolo gioca la genetica nella depressione? E in che modo può essere utile
per differenziare i sottotipi del disturbo, caratterizzati da manifestazioni
sintomatologiche diverse tra loro? È quanto si sono chiesti psichiatri e
genetisti del Virginia Institute for Psychiatric and behavioral genetics della
Commonwealth university di Richmond, in Virginia, in uno studio coordinato da
Kenneth S. Kendler e pubblicato su Jama psychiatry. Lo studio è stato condotto
su un numero davvero impressionante di gemelli (oltre 7.500), sia monozigoti
sia dizigoti, dello stesso sesso o di sesso opposto. Tra questi vi erano 3.084
coppie. È stata analizzata, tramite questionari inviati per posta, la
prevalenza di disturbi depressivi maggiori così come definiti dal Dsm-IV, che
richiede 9 diversi criteri sintomatologici. «Umore, edonia, funzioni
vegetative, attività psicomotoria, contenuto e funzioni cognitive sono tra gli
elementi richiesti dal Dsm per valutare lo stato depressivo» spiega Kendler.
«La cosa sorprendente è che tali criteri sono stati stabiliti solo su base
clinica, quindi fenotipica, ma sia studi clinici sia studi epidemiologici
suggeriscono che insieme formino un'unica dimensione, che abbiamo tentato di
analizzare con gli strumenti della genetica». Gli studi sui gemelli sono
essenziali per discriminare, all'interno di possibili modelli eziologici, la
componente ambientale da quella genetica e, soprattutto, per comprendere se una
patologia è legata a singole dimensioni di rischio genetico. I risultati di
questa analisi dimostrano che, nel caso della depressione maggiore e malgrado
ciò che pensa la maggior parte degli psichiatri, esistono tre grandi gruppi di
pazienti accomunati da profili sintomatologici comuni (prevalentemente
cognitivi e psicomotori, prevalentemente legati all'umore e sintomi
prevalentemente neurovegetativi, tra i quali i disturbi del sonno) che
corrispondono a tre diverse dimensioni di rischio genetico. «Ora gli studi
devono concentrarsi sull'identificazione dei geni coinvolti che potrebbero
anche dar luogo a meccanismi eziologici diversi a livello
neurotrasmettitoriale» conclude l'autore.
Fonti:
Jama Psychiatry, Published online April 17, 2013
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