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Le ricerche di Gerona 2005

(04-06-13) Antibiotici in ospedale: meno prescrizioni, più benefici



Educare i medici prescrittori o regolare l’uso di antibiotici in ospedale può
limitarne l’impiego eccessivo, non solo riducendo infezioni e resistenze, ma
anche aumentandone l’efficacia terapeutica e, in ultima analisi, migliorando la
prognosi dei pazienti

Educare i medici prescrittori o regolare l’uso di antibiotici in ospedale può
limitarne l’impiego eccessivo, non solo riducendo infezioni e resistenze, ma
anche aumentandone l’efficacia terapeutica e, in ultima analisi, migliorando la
prognosi dei pazienti. Ecco le conclusioni dell’aggiornamento di una revisione
Cochrane sull’argomento, coordinata da Peter Davey, professore di
farmacoeconomia all’università di Dundee nel Regno Unito. «Nonostante gli
sforzi per promuovere l’uso appropriato degli antibiotici, i medici continuano
a prescriverli in modo eccessivo e i dati pubblicati stimano che fino al 50%
delle somministrazioni ospedaliere sono inappropriate» afferma il ricercatore,
firmatario anche della prima revisione Cochrane sull’argomento, pubblicata nel
2005. La resistenza agli antibiotici è in gran parte conseguenza della
pressione selettiva dell’uso di antibiotici ed è probabile che la riduzione
delle prescrizioni possa rallentare l’emergere di ceppi resistenti. «Va inoltre
rammentato che la diarrea da Clostridium difficile è un’infezione ospedaliera
legata alla prescrizione di antibiotici. Ridurne l’incidenza rappresenterebbe
un potenziale beneficio aggiuntivo di un’appropriata prescrizione ospedaliera»
rimarca Davey, sottolineando che l’attuale aggiornamento fornisce ulteriori
prove sulle conseguenze cliniche non intenzionali di un’eccessiva prescrizione,
e sull’efficacia degli interventi volti a ridurre l’esposizione dei pazienti ai
farmaci anti-batterici. I ricercatori Cochrane hanno selezionato 89 studi
svolti in 19 paesi, mirati a contenere l’uso eccessivo di antibiotici. «Abbiamo
analizzato i dati provenienti da due tipi di studi: quelli persuasivi, dove ai
medici prescrittori sono stati dati consigli e un feedback sulla
somministrazione di antibiotici, e quelli restrittivi, in cui sono state
introdotte regole prescrittive, come per esempio la preventiva approvazione di
uno specialista» riprende Davey. I risultati ottenuti dimostrano nella
maggioranza dei casi una riduzione delle prescrizioni e delle infezioni.
Conclude il ricercatore: «La revisione supporta gli interventi restrittivi in
casi urgenti, ma dimostra che a 6 mesi di distanza dalla messa in pratica, gli
interventi persuasivi e restrittivi hanno uguale efficacia».

Fonti:
Cochrane Database of Systematic Reviews 2013, Issue 4
doctornews33


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