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Le ricerche di Gerona 2005

(21-06-13) Broncodilatatori e rischio cardiovascolare: i dubbi restano



Nei pazienti più anziani con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), l’uso dei beta2 agonisti a lunga durata d'azione e anticolinergici si associa un aumento del rischio cardiovascolare. Lo afferma uno studio canadese coordinato da Therese Stukel, professore di politica sanitaria all’Institute for clinical evaluative sciences dell’Università di Toronto, e pubblicato su Jama internal medicine. «La Bpco è una malattia delle vie respiratorie che colpisce all’incirca un adulto su 4 sopra i 35 anni, è la terza causa di morte ed è una delle principali cause di malattia cronica» spiega Stukel. I broncodilatatori a lunga durata d’azione sono un pilastro della gestione della BPCO: sia beta2 agonisti, sia gli anticolinergici hanno efficacia dimostrata in ampi studi clinici, e fanno parte del trattamento della Bpco da moderata a grave. Ma se restano pochi dubbi sull’efficacia, è invece oggetto di discussione la sicurezza cardiovascolare. Alcuni studi suggeriscono un aumento del rischio per entrambi i farmaci, smentito però dai grandi trial controllati. «Tuttavia, quando i pazienti con Bpco e i loro medici si trovano a scegliere tra le due classi di farmaci, per prendere decisioni informate è importante sapere, data l’efficacia di entrambe, con quale delle due si rischia di meno» sottolinea la ricercatrice canadese che, assieme ai colleghi, ha valutato le probabilità di un evento cardiovascolare con beta2 agonisti e anticolinergici selezionando dai database sanitari dell'Ontario i pazienti con Bpco di 66 o più anni trattati dal settembre 2003 al marzo 2009. «Dei 191.005 partecipanti, il 28% è stato visitato in pronto soccorso o ricoverato per un evento cardiovascolare. E, secondo questi risultati, i beta-agonisti e gli anticolinergici si associano a un più alto rischio cardiovascolare rispetto al non uso» osserva Stukel. E in un editoriale di commento Prescott Woodruff dell'Università di California, San Francisco, scrive: «Un punto di forza dello studio è che è stato svolto su soggetti che avevano da poco iniziato la cura, catturando eventi precoci che altrimenti potevano passare inosservati». Ciononostante esistono ancora molti dubbi sull’effettivo rischio cardiovascolare di questi farmaci, per cui si dovrà aspettare il contributo di studi in corso, come Tiospir. «Il contributo di questo studio, invece, è stato di evidenziare l’importanza di un attento monitoraggio dei pazienti con Bpco in terapia con broncodilatatori a lunga durata d'azione» conclude Woodruff.

Fonti:
Jama Intern Med. 2013;173(9):1-9
doctornews33

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