(06-07-13) Tomografia computerizzata e aumentato rischio di cancro
Dopo il recente studio australiano pubblicato sul British Medical Journal, che
sottolineava un piccolo ma significativo aumento di rischio di cancro nei
giovani esposti da bambini alla tomografia computerizzata è adesso la volta di
Jama Pediatrics tornare sull'argomento con uno studio americano e un editoriale
significativamente intitolato “Il danno del guardare”.
Uso tc raddoppiato in un decennio
Secondo uno studio condotto da Diana Miglioretti, del Group Health Research
Institute e dell'Università di Davis, in California, a partire dai dati di
sette sistemi sanitari degli Stati Uniti, l'uso di della tomografia
computerizzata delle pelvi, del torace o della colonna nei bambini al di sotto
dei 14 anni è più che raddoppiato nel decennio tra il 1996 e il 2005:
«L'aumento dell'uso di Tc in pediatria, combinato con l'ampia variabilità nella
dose di radiazioni ha fatto sì che molti bambini ricevessero esami ad alte
dosi» si legge nello studio. Analizzando i sottogruppi di età, Miglioretti e
colleghi hanno scoperto che la fascia di età più esposta a pericoli è quella
compresa tra 5 e 14 anni, nei quali la frequenza d'uso della tomografia è
triplicata, salvo poi assestarsi tra il 2006 e il 2007 e iniziare dopo di
allora a declinare lentamente. Nella fascia di bimbi con meno di 5 anni
l'aumento è stato appena meno drammatico – il dato è infatti circa raddoppiato
nel decennio – ma l'effetto stimato in termini di aumento di rischio per un
tumore solido risulta più alto (con una preferenza per le femmine rispetto ai
maschi). Una differenza è stata anche osservata in funzione della sede: la
tomografia di addome e pelvi o della colonna è risultata associata a un rischio
più significativo rispetto ad altre sedi. In cifre, Miglioretti e colleghi
hanno stimato che per le femmine si manifesterà un tumore solido indotto dalle
radiazioni ogni 300-390 tonografie di addome/pelvi, ogni 330-480 tomografie del
torace e ogni 270-800 tomografie della colonna, con gran parte della
variabilità legata all'età della bambina al momento dell'esame. Il rischio
potenziale di leucemia è risultato più alto per le tomografie della testa nei
bimbi di meno di 5 anni di età, con un tasso pari a 1,9 casi ogni 10.000
tomografie. Complessivamente, i 4 milioni di esami compiuti ogni anno in età
pediatrica negli Usa comporterebbero 4.870 futuri tumori, per quasi metà (43%)
prevenibili – secondo gli autori – intervenendo sul 25% di esami con dosaggi
più alti per riportarli in linea con la mediana attuale. In assenza di stime
affidabili sull'entità dei benefici per la salute di queste tomografie, e sulla
loro eventuale sostituibilità con esami meno pericolosi, i ricercatori invitano
a centellinarle, limitandone l'uso ai casi in cui la prospettiva di un
beneficio è provata. Allo stesso invito è improntato anche l'editoriale
cofirmato da Alan Schroeder, del Santa Clara Valley Medical Center di San Jose,
in California, e Rita Redberg, editor della rivista Jama Internal Medicine:
«Questo richiede una modifica della nostra cultura che renda più accettabile
una diagnosi in assenza di immagini di conferma, e l'approccio dell'attesa
vigile, e combatta la mentalità del “facciamo un altro esame che male non fa”.
L'incertezza può essere destabilizzante, ma è un prezzo modesto da pagare per
proteggere noi stessi e i nostri figli da migliaia di tumori prevenibili».
Fonti:
JAMA Pediatr. 2013;():1-8. doi:10.1001/jamapediatrics.2013.311
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