(15-07-13) Eccesso di grassi e rischio di Alzheimer
Secondo uno studio pubblicato online su Jama Neurology, il legame con gruppi lipidici di alcune proteine coinvolte nella malattia di Alzheimer sembra influenzare i disturbi cognitivi e i livelli di queste proteine variano con la dieta. «La malattia di Alzheimer (Ad) dipende in parte da un accumulo di β-amiloide (Αβ) nel cervello. Questo composto può essere legato a lipidi o proteine di trasporto dei lipidi, come apolipoproteina E (ApoE), oppure essere libero in soluzione, quindi non lipidato» spiegaAngela Hanson, geriatra del Dipartimento di medicina dell’Università dello stato di Washington a Seattle e prima autrice dell’articolo. I livelli non lipidati di Αβ sono più elevati nel plasma di adulti con Ad, ma poco si sa sulla loro concentrazione nel liquido cerebrospinale (Csf). «Tuttavia comprendere l’ambiente lipidico liquorale in cui si trova Αβ e capire come modularlo è di estremo interesse, in quanto l’amiloide non lipidata forma più spesso oligomeri neurotossici» riprende la geriatra, che assieme ai colleghi ha studiato 20 adulti anziani con funzioni cognitive normali e 27 coetanei con lieve decadimento cognitivo. I pazienti sono stati randomizzati ad assumere una dieta ad alto contenuto di grassi saturi con elevato indice glicemico oppure una dieta a basso contenuto di grassi saturi con ridotto indice glicemico. E i risultati dello studio indicano non solo che i livelli basali di Αβ non lipidata sono più elevati nel gruppo con decadimento cognitivo, ma anche che la dieta con pochi grassi saturi tende a diminuire l’amiloide non lipidata, mentre quella ad alto contenuto di grassi saturi tende ad aumentarla. «Questi risultati suggeriscono che la lipidazione dell’amiloide potrebbe giocare un ruolo nei processi patologici dell’Alzheimer, e che la lipidazione sembra influenzata dalla dieta» conclude Hanson, sottolineando che i dati del loro piccolo studio pilota dovranno essere replicati in casistiche più ampie prima di trarre conclusioni definitive. In un editoriale di commento Deborah Blacker, geriatra della Harvard Medical School di Boston, scrive: «Questo studio ci insegna che l'intervento dietetico potrebbe cambiare la chimica dell’amiloide cerebrale in modo significativo. La dieta povera di grassi è quindi efficace nei pazienti che vogliono evitare la demenza? Forse no, ma questi dati aggiungono un altro tassello alla dimostrazione che prendersi cura del cuore è probabilmente un bene anche per il cervello».
Fonti:
JAMA Neurol. 2013;():1-9.
doctornews33
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