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Le ricerche di Gerona 2005

(01-08-13) Se il glucosio sale l’esercizio non serve


Il miglioramento della glicemia indotto dall'esercizio fisico dipende dai livelli di glucosio prima dell’allenamento. «Quindi, anche se un'attività aerobica moderata può migliorare il controllo glicemico, gli individui con un’iperglicemia di base hanno maggiori probabilità di non trarre benefici dall’attività fisica» spiega Thomas Solomon, ricercatore all’Università di Copenhagen, in Danimarca, e primo autore di una lettera di ricerca appena pubblicata su Jama Internal Medicine. «L'esercizio fisico fa sempre più parte integrante dei protocolli di trattamento del diabete mellito, in quanto oltre ai noti benefici cardiovascolari, può migliorare la glicemia attraverso una maggiore sensibilità dei tessuti all'insulina» riprende il ricercatore. Studi clinici randomizzati dimostrano effettivamente che l'esercizio fisico aerobico migliora il controllo glicemico nei pazienti con diabete di tipo 2, specie in quelli con una storia di malattia più breve, anche se con una grande variabilità individuale. «Ciò può essere spiegato da un lato con la variabilità genetica, e dall’altro considerando il possibile ruolo svolto dall’iperglicemia e dal funzionamento delle beta-cellule pancreatiche» precisa Solomon, che per approfondire l’argomento ha verificato, assieme ai colleghi della Cleveland Clinic e dell’ Università dell’Illinois a Chicago, se i cambiamenti nel controllo glicemico dopo 12-16 settimane di esercizio fisico aerobico fossero influenzati dallo stato glicemico pre-allenamento in 105 soggetti con alterata tolleranza al glucosio o con diabete conclamato. «Dai nostri dati risulta che l’iperglicemia pre-training è un fattore predittivo del miglioramento indotto dall'esercizio fisico nel controllo glicemico: per ogni aumento di un punto oltre il 6,2 per cento nei valori di HbA1c misurati prima dell’esercizio si prevede un mancato miglioramento dello 0,2 per cento nell’HbA1c dopo attività fisica. «Ulteriori studi sono necessari per comprendere a fondo il fenomeno, anche se un deficit della funzione beta-cellulare gioca probabilmente un ruolo importante» conclude Solomon.

Fonti: JAMA Intern Med. 2013;
doctornews33

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