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Le ricerche di Gerona 2005

(09-08-13) Più attenzione a sintomi invalidanti negli ultimi mesi di vita



Jama Intern Med. Published online July 8, 2013I sintomi che limitano le attività quotidiane, piuttosto comuni nell'ultimo anno di vita, aumentano in modo significativo 5 mesi prima della morte. Ad affermarlo è Sarwat Chaudhry, professore associato di medicina generale alla Yale University School of Medicine, New Haven , Connecticut, e prima autrice di uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine. «La libertà da sintomi invalidanti è percepita dai malati, familiari e medici come un importante fattore per un sereno trapasso. Tuttavia, nonostante la loro rilevanza clinica, pochi dati sono disponibili su frequenza e tempi di comparsa, anche se si ipotizza che aumentino durante le fasi finali della vita» esordisce la ricercatrice. Gli studi longitudinali finora svolti sull’argomento si sono concentrati su alcuni popolazioni cliniche ben definite, quali malati gravi, ricoverati, pazienti con cancro o in hospice. Si sa relativamente poco, tuttavia, circa la comparsa e l’evoluzione di sintomi invalidanti negli ultimi mesi di vita in un gruppo eterogeneo di persone anziane, informazioni che potrebbero rivelarsi utili per migliorare l'assistenza di fine vita, dando maggiore serenità ai pazienti. Così Chaundry e colleghi hanno esaminato in uno studio prospettico osservazionale i sintomi invalidanti in un gruppo di quasi 500 anziani nel loro ultimo anno di vita, con un’età media al momento del decesso di circa 86 anni. «Dai dati raccolti emerge un’accelerazione significativa nella comparsa di sintomi invalidanti nei cinque mesi prima della morte, senza differenze particolari riguardo alle malattie alla base del decesso. I nostri risultati sottolineano l'importanza di valutare e gestire i sintomi invalidanti nei pazienti più anziani, in particolare con comorbidità multiple» conclude la ricercatrice. E in un editoriale di accompagnamento Christine Ritchie, dell’University of California, San Francisco, osserva: «Lo studio sprona a migliorare le cure palliative negli adulti più anziani a fine vita, così da alleviare il peso dei sintomi invalidanti nel crescente numero di pazienti con multimorbidità».


Fonte: doctornews33

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