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Le ricerche di Gerona 2005

(12-08-13) La bile si addensa se aumentano i chili




C’è una relazione tra un elevato indice di massa corporea e l’aumento del rischio di colelitiasi sintomatica, specie nelle donne. Lo afferma Anne Tybjærg-Hansen, professore di biochimica clinica del Rigshospitalet, Copenhagen University Hospital, in Danimarca, e coautrice di uno studio pubblicato su Hepatology. «Un elevato Bmi fa salire le probabilità di calcoli della colecisti, una delle più comuni e costose malattie gastrointestinali, ma non è chiaro se questo sia un effetto causale dell'obesità sulla colelitiasi» esordisce la ricercatrice, spiegando che può esserci un altro fattore confondente che causa entrambe le condizioni, come per esempio una dieta ricca di grassi o la scarsa attività fisica. Oppure potrebbe esistere una causalità inversa, cioè il dolore colico associato ai calcoli biliari porterebbe a uno stile di vita più sedentario, aumentando il Bmi. Per chiarire la questione i ricercatori danesi hanno usato il metodo della randomizzazione mendeliana, un approccio epidemiologico mirato ad aggirare i fattori di confondimento e la causalità inversa con l'uso della variabilità genetica nelle popolazioni umane. In altri termini, le varianti geniche associate a un aumento del Bmi possono essere usate per studiare l'effetto dell’indice di massa corporea sulla colelitiasi: se il BMI è veramente un fattore causale per i calcoli biliari, allora le varianti genetiche che aumentano il Bmi aumenteranno anche il rischio di colelitiasi. «Con la randomizzazione mendeliana abbiamo studiato 77.679 individui, di cui 4.106 hanno sviluppato colelitiasi sintomatica durante i 34 anni di follow-up» riprende Tybjærg-Hansen, spiegando che la genotipizzazione dei partecipanti I soggetti per tre varianti geniche comuni note per associarsi con il BMI ha rivelato un rischio di colelitiasi sintomatica più che triplicato nelle donne e di una volta e mezzo negli uomini. «Questo indica ancora una volta l'obesità come una delle principali cause di morbilità umana, fornendo ulteriore impulso per mettere a punto interventi di salute pubblica mirati a promuovere uno stile di vita sano negli individui sovrappeso e obesi» conclude la ricercatrice.

Fonti: Hepatology 2013
doctornews33

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