(18-09-13) Identikit degli europei dopo l'infarto, ancora obesi e fumatori
(18-09-13) Identikit degli europei dopo l'infarto, ancora obesi e fumatori
Amsterdam, 3 set. (Dall'inviata dell'Adnkronos Salute Paola Olgiati) - Obesi, con il girovita fuori misura, ancora fumatori nonostante tutto. Aver rischiato di morire per un infarto sembra non spaventare gli europei malati di cuore che in troppi casi, una volta tornati a casa dall’ospedale, persistono nelle cattive abitudini che stavano per costare loro la vita. E’ questo, in sostanza, l’identikit disegnato dall’indagine ‘Euroaspire IV’ condotta su dati raccolti in 24 Paesi del Vecchio continente. I primi risultati della survey, quelli relativi al braccio ospedaliero dello studio, sono stati presentati al Congresso 2013 della Società di cardiologia (Esc) che si chiude domani ad Amsterdam.
I dati riguardano circa 8 mila pazienti con malattia coronarica minori di 80 anni, età media 64 anni, per il 25% donne, precedentemente entrati in ospedale per un attacco di cuore. I ricercatori hanno valutato gli stili di vita dei partecipanti, con interviste e visite di controllo, a una distanza dal ricovero variabile da 6 mesi a 3 anni.
La prima ‘bocciatura’ riguarda la forma fisica: è obeso il 38% del campione (36% degli uomini, 44% delle donne), e si va da un 25-30% di obesi di Bosnia Erzegovina, Paesi Bassi, Serbia e Svezia a oltre il 45% di Romania, Federazione Russa e Slovenia. Ancora peggio, 6 pazienti su 10 (58%) soffrono di obesità addominale, la più pericolosa, con un girovita maggiore di 88 centimetri nelle donne e di 102 negli uomini. Il dato medio al femminile schizza al 75% (53% nei maschi), da un minimo del 62% a un massimo dell’86%. “La prevalenza di obesità fra gli europei cardiopatici è più che doppia rispetto ai livelli attesi nella stessa fascia d’età - commenta Guy De Backer - Il 38% dei pazienti obesi non ha neppure in programma di perdere peso, e al 20% non è mai stato fatto notare il problema”. Il 16% del campione fuma (18% uomini e 11% donne), e tra gli under 50 il dato cresce a oltre un terzo (34%). Dei pazienti che fumavano prima di entrare in ospedale, la metà (51%) continuava a farlo anche più di un anno dopo.
Il 40% dei pazienti monitorati è diabetico, compreso un 13% che non sapeva di esserlo. “Il dato è estremamente alto - commenta De Backer - perché tra gli adulti di questa fascia di età ci si aspetterebbe una prevalenza di diabete del 10-15%”. Inoltre, in molti casi (dal 35% in Belgio e Finlandia a oltre il 55% in Bulgaria, Croazia, Francia, Turchia e Uk) il diabete non è ben controllato (livelli di emoglobina glicata superiori al 7%).
E ancora: il 39% dei pazienti è iperteso, con punte del 56%, e l’11% ha un’ipertensione di grado 2 (massima e minima superiori a 160/100 millimetri di mercurio). Il 78% assume antipertensivi, ma solo il 58% è ben controllato. L’87% del campione prende farmaci anticolesterolo, ma appena un quinto raggiunge i livelli ideali di grasso ‘cattivo’ nel sangue. Il 94% è in cura con antiaggreganti piastrinici e l’83% con beta-bloccanti.
Nonostante i risultati in generale deludenti, 9 pazienti su 10 dichiarano di seguire fedelmente le prescrizioni dei medici. Che dal canto loro lamentano invece una cattiva aderenza alle cure. Solo la metà del campione, comunque, aveva ricevuto consigli e ‘tabelle’ di riabilitazione e prevenzione post-dimissioni: “Alcuni Paesi non hanno alcun programma del genere, ma la maggior parte dei pazienti ai quali viene proposto lo seguono e quindi la sfida - conclude De Backer - è promuovere la prevenzione secondaria in tutti i Paesi del continente”.
Fonte: Quotivadis
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