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(09-10-13) Le relazioni pericolose fra energy drink e alcolici: la ricerca è spesso finanziata dalle aziende



Le relazioni pericolose fra energy drink e alcolici: la ricerca è spesso finanziata dalle aziende e i dati sui rischi sono ancora insufficienti

Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 24 settembre 2013

Gli studi mostrano che l’associazione fra i due tipi di bevande può spingere a compiere gesti pericolosi
Un articolo pubblicato sulla rivista British Medical Journal lancia una nuova allerta sul consumo combinato di energy drink e alcolici e mette in guardia dai messaggi rassicuranti che deriverebbero da studi sponsorizzati dalle aziende produttrici. A dispetto di quanto dicono questi ultimi, un numero crescente di indagini epidemiologiche mostra che l’associazione fra i due tipi di bevande può spingere a compiere gesti pericolosi – che vanno dalla guida in stato di ebbrezza ai comportamenti violenti – con una frequenza maggiore rispetto a quanto farebbe l’alcol da solo.

L’editoriale, a firma dello psicologo australiano Peter Miller, snocciola le cifre del fenomeno: il 73 per cento degli allievi dei college statunitensi consuma questi mix, e un’indagine condotta nel 2007 in Italia, all’Università di Messina, fa pensare che fra i nostri studenti il fenomeno sia persino maggiore. In Europa, tuttavia, i dati più recenti sono stati forniti a marzo da un rapporto dell’Efsa: secondo l’Autorità per la sicurezza alimentare, ad associare i due tipi di bevande è il 56 per cento degli adulti e il 53 per cento dei ragazzi di età compresa fra i 10 e i 18 anni.


Le indagini sono per lo più sponsorizzate dalle aziende che producono energy drink, in particolare dalla Red Bull
Il sospetto è che la caffeina, contenuta in concentrazioni elevate negli energy drink, induca a consumare più alcol e dia la falsa percezione di essere lucidi. Ma, come sottolinea Miller, «il ruolo che gli energy drink hanno nel facilitare l’intossicazione da alcol è, a oggi, poco studiato», anche perché attuare sperimentazioni su volontari pone problemi etici non facili da risolvere. «Per questo motivo – prosegue l’editoriale – gli studi sperimentali hanno analizzato per lo più l’effetto di basse dosi di alcol e bevande energizzanti». Le indagini, presentate di solito nell’ambito di congressi e conferenze, non sarebbero però in grado di dire che cosa succede con quantità maggiori e, quel che è peggio, sono per lo più sponsorizzate dalle aziende che producono energy drink, e in particolare dalla Red Bull.

«Per esempio – racconta Miller – alla conferenza 2012 della Australasian Professional Society on Alcohol & other Drugs (APSAD), quattro dei cinque relatori che hanno presentato studi sperimentali di questo tipo avevano ricevuto un finanziamento dalla Red Bull. Tutti e quattro hanno concluso che non ci sono prove che il mix porti a consumare più alcol o a indugiare in comportamenti a rischio. Anche il quinto ricercatore è giunto a una conclusione simile, ma ha sottolineato che in realtà non abbiamo abbastanza dati per dare una risposta». L’associazione rilevata dall’epidemiologia va indagata più approfonditamente dalle sperimentazioni.


I rischi degli energy drink si amplificano vengono associati gli alcolici
«C’è una certa preoccupazione sul ruolo che la Red Bull sta giocando, soprattutto nello sponsorizzare la partecipazione a conferenze da parte di ricercatori le cui conclusioni gli sono favorevoli» si legge su British Medical Journal. «Per quanto ne so, la Red Bull li contatta appena viene a conoscenza dei loro studi e si offre di valutare i protocolli sperimentali e fornire il placebo, quando il protocollo è stato approvato da loro».

Quello di Miller è un vero e proprio atto di accusa, ma lo psicologo australiano non è solo sulla barricata. Con toni meno veementi, e senza citare alcun produttore, pochi mesi fa la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) aveva lanciato un’allerta simile. «In caso di eccessivo consumo di bevande energizzanti si possono identificare due tipi di rischi, con conseguenze immediate (irregolarità del battito cardiaco, nausea e vomito, malessere psicofisico, calo dell’attenzione e della vigilanza) e di lungo termine (dipendenza, riduzione della memoria e delle capacità cognitive)» aveva dichiarato il pediatra Piercarlo Salari per conto della Sipps. «I rischi si amplificano se agli energy drink vengono associati gli alcolici».


Fonte: Margherita Fronte
Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 24 settembre 2013

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