(14-10-13) Coi rischi dell'obesità conta evoluzione nel tempo
Nel determinare i rischi di morbilità e mortalità derivanti da sovrappeso e obesità, più che il peso misurato in un dato momento sembra contare la sua evoluzione nel tempo. È questa la conclusione di un'analisi pubblicata sull'American Journal of Epidemiology da un gruppo di sociologi della Ohio State University di Columbus, Ohio, diretti da Hui Zhen, che hanno preso in esame oltre 9.500 americani partecipanti all'Health and Retirement Study, di età compresa tra i 51 e i 61 anni al momento del reclutamento, nel 1992. Il nutrito gruppo di ultracinquantenni, rappresentativo della popolazione americana, è stato intervistato a cadenza biennale, per raccogliere numerosi dati tra cui il valore dell'indice di massa corporea. Il gruppo che all'avvio dello studio era leggermente sovrappeso e ha mantenuto un peso relativamente stabile ha mostrato le maggiori probabilità di essere ancora in vita a 16 anni di distanza, persino superiori a quelle di chi – pur restando nei limiti di peso considerati normali – aveva messo su a lungo andare qualche chilo. Il gruppo prevedibilmente più a rischio di morte prematura si è confermato quello degli obesi che hanno continuato a crescere di peso. Complessivamente, i ricercatori hanno stimato che circa il 7,2% dei decessi registrati negli ultracinquantenni è causato dall'aumento di peso: «Si possono imparare più cose sul rischio di morttalità negli anziani guardando a come il loro peso cambia che non guardando sempolicemente al loro peso in un dato momento» riepiloga Zheng, che mette in guardia dalle generalizzazioni sul possibile effetto protettivo del sovrappeso lieve: «Un'altra nostra ricerca suggerisce che l'effetto negativo dell'obesità sulla salute è maggiore nei giovani che negli anziani, per cui soprattutto i giovani non dovrebbero pensare che il sovrappeso sia innocuo».
Fonti:
Am J Epidemiol. 2013 Sep 7. [Epub ahead of print]
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