(14-10-13) Terapia ormonale sostitutiva: troppi rischi per l’uso preventivo
«L’uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa non può essere raccomandato a fini preventivi perché il bilancio rischio-beneficio non è abbastanza favorevole». È questa la conclusione alla quale sono giuntiJoAnn E. Manson del Brigham and Women Hospital di Boston (Stati Uniti) e colleghi dopo l’analisi dei risultati di due studi sulla terapia ormonale inclusi nella Women’s Health Initiative. I ricercatori hanno valutato l’impiego di diverse forme di terapia ormonale sostitutiva in un totale di 27.347 donne tra i 50 e i 79 anni. Nel primo studio, donne non sottoposte a isterectomia sono state trattate con terapia estro-progestinica (estrogeni equini coniugati più medrossiprogesterone acetato; n=8.506) o placebo (n=8.102). Nel secondo studio, invece donne con precedente isterectomia hanno ricevuto terapia solo estrogenica (estrogeni equini coniugati; n=5.310) o placebo (n=5.429). Uno dei punti di forza degli studi è la lunghezza del follow-up: un valore mediano di 5,6 e 7,2 anni per i due studi, rispettivamente, oltre a un ulteriore periodo di 6-8 anni dopo la fase di intervento. «In generale, i rischi della terapia estro-progestinica nel corso del trattamento sono superiori ai benefici» afferma Manson dopo aver osservato aumenti di coronaropatia, carcinoma mammario, ictus, tromboembolismo polmonare, demenza (dopo i 65 anni) e incontinenza urinaria. Come precisano gli autori, però, la terapia porta anche benefici come la riduzione di fratture dell’anca, diabete e sintomi vasomotori e in genere i rischi - tranne quello di cancro al seno - scompaiono con il termine del trattamento. «Per la terapia solo estrogenica i rischi e i benefici sono più bilanciati» continua Manson visti gli aumenti nel rischio di ictus e trombosi venosa e le riduzioni in quelli di frattura dell’anca, con risultati mantenuti anche dopo la fine del trattamento. «La terapia ormonale può essere utile per gestire i sintomi della menopausa in donne sane, ma, in base ai dati oggi disponibili, questi trattamenti non possono essere raccomandati per la prevenzione delle malattie croniche» conclude Manson.
Fonte: JAMA. 2013 Oct 2;310(13):1353-1368
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