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Le ricerche di Gerona 2005

(17-10-13) Lo screening della pre-demenza è inutile



L’intensa pressione che promuove lo screening per la predemenza, una lieve perdita di memoria che affligge molti anziani, sta portando soprattutto in Regno Unito e Stati Uniti ad indagini inutili e terapie potenzialmente dannose per tentare di curare quanto probabilmente è conseguenza inevitabile dell'invecchiamento. Questa, almeno, è l’opinione di un gruppo di esperti pubblicata sul British Medical Journal ed esposta in contemporanea al convegno odierno Preventing Overdiagnosis in New Hampshire, Usa, promosso dal Bmj per la campagna Too Much Medicine, in cui esperti da tutto il mondo discutono come affrontare lo spreco di denaro causato da inutili cure. Dice David Le Couteur, professore di geriatria all’Università di Sydney, in Australia, e primo firmatario dell’articolo: «Lo screening antidemenza porterà a un aumento progressivo della diagnosi che non solo interesserà fino al 65 per cento degli ultraottantenni con Alzheimer, ma coinvolgerà fino al 23 per cento degli anziani non dementi, che verranno tuttavia etichettati come tali. Questa politica sanitaria non è basata su prove di efficacia, e ignora rischi, danni e costi per gli individui, le famiglie e la società, sottraendo risorse per la cura delle persone con demenza avanzata». La demenza è correlata all'età, e con l’invecchiamento della popolazione diventerà un’importante questione socio-sanitaria da risolvere. Ma la letteratura scientifica suggerisce che in un anno solo il 5-15% delle persone con predemenza, un modesto decadimento cognitivo con lievi disturbi di memoria, progredirà a demenza franca. Viceversa, il 40-70 % non evolverà mai. Anzi, la loro funzione cognitiva potrebbe addirittura migliorare. «Ma questi dati non hanno scoraggiato i diversi paesi dallo sviluppare politiche di screening della predemenza» osserva il ricercatore. Per esempio la statunitense Medicare copre una visita annuale che include un test cognitivo, mentre il governo britannico premierà i medici di base per la valutazione della funzione cerebrale negli anziani. Ma l’approccio diagnostico basato sui test e sull’imaging cerebrale non è ancora abbastanza accurato per una diagnosi precoce, e non ci sono farmaci che impediscono la progressione della demenza. «Il pericolo è che l'invecchiamento della popolazione diventi un’opportunità commerciale per lo sviluppo di esami e cure di dubbia efficacia» sottolinea Le Couteur. E conclude: «Per prevenire il futuro onere della demenza sarebbe meglio raddoppiare gli sforzi per ridurre fumo e obesità, dato lo stretto legame di queste due condizioni con il rischio di declino cognitivo».

Fonti:
BMJ 2013;347:f5125
doctornews33

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