(21-10-13) Se passante rianima arresto cardiaco migliora sopravvivenza
Nell’ultimo decennio In Danimarca c’è stato un significativo aumento della sopravvivenza dopo arresto cardiaco extraospedaliero, almeno secondo uno studio del Copenhagen University Hospital pubblicato su Jama. «L’arresto cardiaco fuori dall’ospedale colpisce circa 300.000 persone l’anno nei soli Stati Uniti, e nonostante gli sforzi per migliorare la prognosi, la sopravvivenza non arriva all’8 per cento» dice Mads Wissenberg, primo autore dell’articolo. In molti casi, il tempo tra il riconoscimento dell’arresto e l’arrivo dei servizi di emergenza (Ems) è lungo, lasciando agli astanti la possibilità di influenzare la prognosi del paziente con eventuali interventi prima dell'arrivo dei soccorsi. Dieci anni fa in Danimarca la frequenza di Cpr extraospedaliere era bassa (<20%) e altrettanto bassa era la sopravvivenza a 30 giorni (<6 %) dei pazienti. Il che ha portato a numerose iniziative su scala nazionale tese a rafforzare da un lato i tentativi di rianimazione da parte degli astanti e dall’altro le cure di emergenza. Così dal 2005 l’apprendimento della Cpr è diventato obbligatorio sia nelle scuole elementari sia prendendo la patente. Tra il 2005 e il 2010 sono stati distribuiti gratuitamente ai cittadini 150.000 libretti di istruzioni per la Cpr assieme a un elenco telefonico di emergenza a uso degli eventuali astanti. Infine, c’è stato un forte aumento sia del numero di defibrillatori automatici fuori degli ospedali (circa 15.000 operativi dal 2011), sia degli sforzi per migliorare le cure di emergenza con aggiornamenti delle linee guida, l'introduzione dell’ipotermia terapeutica, l’implementazione della rivascolarizzazione precoce e la formazione del personale delle ambulanze con la creazione di unità di emergenza mobili con anestesisti e paramedici specializzati. E per verificare l’efficacia degli sforzi a livello nazionale Wissenberg e colleghi hanno identificato con il Registro danese degli arresti cardiaci i 19.468 pazienti vittime di arresti extraospedalieri sottoposti a Cpr nell’ultimo decennio, osservando un aumento della percentuale di Cpr, salita dal 21,1 al 44,9%. Aumentata anche la sopravvivenza all'arrivo in ospedale (7,9 contro 21,8%) così come a 30 giorni (3,5 contro 10%) e a 1 anno (2,9 contro 10,%). Aumentate, anche se in misura minore, le CPR fatte dai passanti (1,1 contro 2,2%). «In Danimarca tra il 2001 e il 2010 vi è stato un aumento della sopravvivenza da arresto cardiaco extraospedaliero, con un aumento di Cpr da parte dei passanti. Tuttavia, per la concomitanza di altre iniziative di miglioramento, una relazione diretta tra Cpr effettuata dagli astanti e sopravvivenza resta incerta» conclude Wissenberg.
Fonti: doctornews33
JAMA. 2013;310(13):1377-1384.
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