(27-10-13) Alimentazione compulsiva e sesso maschile: un infausto legame
Il disturbo da alimentazione incontrollata, noto anche come Binge Eating Disorder (Bed), e l’obesità che ne deriva colpiscono entrambi i sessi, ma sono gli uomini a rischiare più delle donne disturbi metabolici quali glicemia, pressione e colesterolo alti, secondo uno studio uscito su General Hospital Psychiatry. «Il disturbo da alimentazione incontrollata è il consumo ripetuto di grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo senza attività compensatorie del peso come per esempio il vomito autoindotto. In altre parole, siamo di fronte a una vera e propria perdita, parziale o totale, del controllo sull’alimentazione» osserva Tomoko Udo, psichiatra alla Yale University e primo firmatario dell’articolo. «Forse per convinzione di una maggiore frequenza nelle donne, il sesso maschile è poco rappresentato negli studi sul disturbo da alimentazione incontrollata, anche se gli studi suggeriscono deficit fisici e psichici sovrapponibili tra maschi e femmine». Così gli psichiatri della Yale hanno analizzato le differenze di sesso e quelle bio-psico-sociali tra 141 donne e 49 uomini con Bed e obesità trattati in un contesto di cure primarie. «Anche dopo gli opportuni aggiustamenti statistici per etnia e indice di massa corporea, i dati raccolti indicano che gli uomini hanno probabilità tre volte maggiori di essere colpiti da sindrome metabolica, una condizione che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari» spiega il ricercatore, sottolineando che sono state pochissime le differenze osservate tra i sessi nello sviluppo del disturbo alimentare. Unica diversità rilevante: le donne riferiscono comparsa di sovrappeso e relative diete in età molto anteriore rispetto agli uomini, che invece riportano un ricorso più frequente all’esercizio fisico nel tentativo di dimagrire. «L'obesità non trattata e la BED possono avere gravi conseguenze negative, e lo studio dimostra che questo può essere vero soprattutto nel genere maschile, fornendo uno spunto per mirare meglio di interventi preventivi» conclude Udo.
Fonti:
Gen Hosp Psychiatry. 2013 Aug 19. pii: S0163-8343(13)00206-5.
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