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Le ricerche di Gerona 2005

(04-11-13) L’adolescente in gran forma brilla anche tra i banchi



Secondo una ricerca pubblicata online sul British Journal of Sports Medicine, l’esercizio fisico regolare da moderato a vigoroso migliora il rendimento scolastico degli adolescenti e in particolare aiuta le ragazze a far meglio nelle materie scientifiche. Dice Josephine Booth, psicologa dell’Università di Dundee, in Scozia, e coautrice dell’articolo: «I miglioramenti sono stati osservati nel lungo termine, con risultati che indicano un effetto dose-risposta. In altre parole, più intenso è l'esercizio, maggiore è l'impatto sui risultati». I ricercatori scozzesi basano le loro conclusioni su un campione rappresentativo di quasi 5.000 partecipanti a un trial degli anni ‘90 noto come Avon Longitudinal Study of Parents and Children (Alspac), realizzato per monitorare a lungo termine la salute di circa 14.000 nati tra il 1991 e il 1992 nel sud-ovest dell'Inghilterra. «Durata e intensità dei livelli quotidiani di attività fisica dei bambini sono stati misurati per periodi da tre a sette giorni utilizzando un accelerometro» riprende la psicologa, che ha incrociato i dati con le successive valutazioni del rendimento scolastico in inglese, matematica e scienze a 11, 13, 15 e 16 anni. E dopo i necessari aggiustamenti per possibili fattori confondenti, l'analisi ha mostrato che la performance in tutte e tre le materie era legata alla quantità di attività fisica svolta, che ha particolarmente favorito le ragazze nelle materie scientifiche. Anche agli esami del diploma di scuola secondaria, il Gcse, General Certificate of Secondary Education, l’associazione tra intensità dell’esercizio fisico e rendimento era evidente con miglioramenti che scattavano per ragazzi e ragazze, rispettivamente ogni 17 e 12 minuti di esercizio giornaliero in più. Conclude Booth: «Il collegamento potrebbe essere casuale, ma meriterebbe comunque studi successivi, in quanto potrebbe riflettere differenze di genere nell’impatto dell'attività fisica sulle funzioni cerebrali. E se i dati venissero confermati, avrebbero possibili implicazioni sia in salute pubblica sia sulla politica dell'istruzione».


Fonti:
BRITISH JOURNAL OF SPORTS MEDICINE ONLINE FIRST

DOCTORNEWS33

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