(06-11-13) Se il glucosio si alza, cala la memoria
Anche in assenza di malattie come l’intolleranza al glucosio o il diabete di tipo 2, le persone con valori glicemici più elevati della media rischiano di trovarsi precocemente alle prese con disturbi della memoria. Ad affermarlo dalle pagine di Neurology è uno studio tedesco finanziato tra l’altro dal Ministero dell'istruzione e della ricerca e frutto della collaborazione tra la Facoltà di medicina della Charité di Berlino e l’Università di Halle. «Gli effetti deleteri dell’iperglicemia diabetica sulle strutture cerebrali, in particolare sull’ippocampo, sono già stati segnalati da precedenti studi» esordisce Dan Rujescu, psichiatra ad Halle e coautore dell’articolo, spiegando che la ridotta tolleranza al glucosio (Igt) e il diabete di tipo 2 (Dm2) si associano a un calo delle funzioni cognitive e a una più alta incidenza di demenza, tra cui l’Alzheimer e quella vascolare. Ma anche in assenza di Igt o Dm2 l’iperglicemia cronica può esercitare effetti negativi sulle prestazioni della memoria e sul volume dell’ippocampo? Per rispondere alla domanda i ricercatori tedeschi hanno valutato l'associazione a breve e lungo termine tra metabolismo del glucosio, prestazioni mnemoniche e strutture ippocampali in una coorte formata da 141 persone con età media di 63 anni senza diabete o pre-diabete. «La memoria è stata misurata con il Rey Auditory Verbal Learning Test, in cui i partecipanti dovevano ricordare una lista di 15 parole 30 minuti dopo averle ascoltate, mentre glicemia e ippocampo sono stati valutati rispettivamente con il dosaggio di emoglobina glicata (HbA1c) e glicemia e con la risonanza magnetica (Mri) eseguita con un apparecchio da 3 tesla, capace di dettagli anatomici di eccezionale chiarezza. E i risultati? I soggetti con i valori più bassi diHbA1c e di glucosio avevano anche i migliori punteggi mnemonici, nonché un maggiore volume ippocampale. «Questi risultati suggeriscono che, anche in assenza di glicemie patologiche, tenere i livelli di glucosio nel sangue più bassi possibile, riducendo l'apporto calorico e aumentando l'attività fisica, potrebbe essere una strategia promettente per prevenire o rallentare il declino mnemonico e cognitivo legato all’età» conclude Rujescu.
Fonte: doctornews33
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