(07-11-13) Polveri sottili causa dimostrata di ca polmone, servono provvedimenti decisi
Che l’inquinamento da polveri sottili sia molto pericoloso lo si sapeva, ma la più grossa novità è la dimostrazione ormai consolidata che sia una delle cause del cancro al polmone, uno tra i tumori più diffusi e pericolosi. Dati aggiornati sul fenomeno sono stati presentati nei giorni scorsi a Milano, durante un seminario internazionale promosso da Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e da Sergio Harari, direttore della Divisione Malattie respiratorie dell'Ospedale San Giuseppe. Secondo Mannucci, i risultati degli studi medici e scientifici impongono un’azione decisa; «Alla tavola rotonda – riferisce - hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni, che hanno sostenuto di aver preso molti provvedimenti per ridurre le polveri sottili, ma evidentemente si può fare di più: il fatto che a Milano non venga estesa l’area C e che non si blocchi la circolazione dei diesel 3 sono alcuni dei motivi per cui non si ha un miglioramento della qualità dell’aria». Durante il convegno, si sono mostrati i dati europei e si è visto che la pianura padana è una delle aree più colpite, eppure politiche di intervento attivo potrebbero fornire risultati concreti. «Anche Belgio e Paesi Bassi erano in allarme rosso – spiega Mannucci – ma hanno fatto segnare un miglioramento grazie a un controllo sulla qualità dei mezzi di trasporto; il diesel è infatti la principale causa dell’inquinamento da polveri. In Italia, un’altra causa poco nota è costituita dai caminetti a legna, che sono oltre un milione nella sola Lombardia e sono una potentissima fonte di inquinamento». Mannucci smentisce chi contesta, a Milano, l’istituzione dell’area C e delle domeniche a piedi: «si è dimostrato che nell’area C si ha una riduzione importante del black carbon, le polveri più sottili e più nocive, che nell’area pedonale di Piazza Duomo sono scese fino al 60%». Certo, essendo il problema esteso a tutta la pianura, servirebbe un’azione coordinata; «i presidenti leghisti delle tre grandi regioni del nord avevano promesso un piano comune – lamenta Mannucci - ma non mi risulta che sia stato portato avanti».
Fonti:
Renato Torlaschi
doctornews33
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