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Le ricerche di Gerona 2005

(14-11-13) Maratona, cuore a rischio se non si è ben allenati


Danni (transitori) dopo la lunga corsa.Esiste una soglia minima di forma fisica al di sotto della quale correre 42 km è sconsigliabile
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Chi si appresta a correre la maratona di New York, una delle più famose al mondo, si prepara con mesi e mesi di anticipo. E presumibilmente pochi podisti della domenica si cimentano in 42 chilometri e spiccioli di corsa senza essere perfettamente allenati per sostenerli. Si spera sia così, perché affrontare una maratona senza un’adeguata preparazione può mettere in pericolo il cuore, provocando danni che per fortuna nella maggior parte dei casi sono solo temporanei. Lo dimostra una ricerca pubblicata sul Canadian Journal of Cardiology da un gruppo di ricercatori canadesi interessati a capire che cosa succede al cuore di maratoneti non professionisti prima e dopo una gara.
STUDIO – Eric Larose dell’Istituto di Cardiologia e Pneumologia dell’università di Québec, lui stesso un maratoneta, ha coinvolto 20 podisti amatoriali dai 18 ai 60 anni in procinto di partecipare alla Québec City Marathon, tutti senza malattie cardiovascolari note né in trattamento con farmaci di alcun genere. Da sei a otto settimane prima della gara, il giorno stesso e nelle successive 48 ore, tutti i partecipanti sono stati valutati attentamente attraverso esami del sangue, elettrocardiogrammi, risonanze magnetiche e così via. «Abbiamo protratto i test fino a due giorni dopo la maratona perché a quel punto il corpo è nuovamente idratato quanto prima della corsa, e quindi non si registrano “artefatti” su pressione sanguigna o frequenza cardiaca, ma si possono ancora vedere eventuali modifiche del miocardio prima che anche queste siano recuperate – spiega Larose –. Inoltre, a tre mesi di distanza dalla gara abbiamo di nuovo effettuato una risonanza magnetica su tutti coloro in cui si era vista una riduzione della frazione di eiezione ventricolare (in cui cioè il cuore pompava meno sangue in circolo, ndr), per verificare che fosse tornata normale».
DANNI – I risultati mostrano che dopo la maratona nella metà dei podisti si è registrata una diminuzione della funzione ventricolare sinistra e destra: il cuore, in pratica, era un po’ “spompato” dopo la lunga corsa. Quando questo effetto era particolarmente esteso, il cuore era anche un po’ aumentato di volume mentre il flusso di sangue era inferiore al normale. «Tutto questo è accaduto soprattutto ai maratoneti meno in forma e meno allenati – osserva Larose –. Per fortuna si è trattato di alterazioni solo temporanee, come è emerso dagli esami a tre mesi di distanza. Sono però danni che in pazienti con cardiomiopatie o coronaropatie, ma anche in adulti senza malattie cardiovascolari, si associano a una prognosi peggiore ad esempio in caso di infarti: nei maratoneti esaminati, perfettamente sani, non sappiamo se possano essere indicativi di un pericolo. È probabile che essendo lesioni transitorie non debbano essere motivo di preoccupazione, tuttavia averle riscontrate soprattutto in chi è meno allenato e in forma suggerisce che esista una “soglia minima” di fitness oltre cui il cuore riesce a riprendersi perfettamente dallo sforzo di sostenere un allenamento intenso e una corsa di 42 chilometri; al di sotto il recupero potrebbe non essere sempre del tutto possibile. Perciò, è fondamentale che chiunque non sia un atleta professionista e decida di partecipare a una maratona lo faccia solo dopo essersi minuziosamente preparato per trovarsi oltre questa soglia “di sicurezza” per il cuore».

Fonte: Www.corriere.it

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