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Le ricerche di Gerona 2005

(26-11-13) Così i “nutriormoni” cambiano il metabolismo


L'obesità e il sovrappeso, si sa, nascono soprattutto dalle cattive abitudini, quando ovviamente non sono legati a condizioni genetiche che le caratterizzano. Ma dietro ai potenziali fallimenti delle diete che calcolano esclusivamente l'introito calorico, pur tenendo presente l'importanza di una regolare attività fisica, potrebbero esserci anche sostanze presenti negli stessi alimenti. Lo racconta Randy Seeley dell'Università di Cincinnati, spiegando a New Scientist come negli alimenti sarebbero presenti composti in grado di modificare il metabolismo umano. In pratica questi principi invisibili sarebbero in grado di modificare la tendenza all'immagazzinamento dei lipidi da parte dell'organismo, lavorando come veri e propri "nutriormoni". Potrebbero essere queste molecole, in pratica, a contribuire a spiegare perché un particolare approccio dietetico funzioni perfettamente in una persona e sia del tutto ininfluente in un'altra. Lo stesso Seeley, peraltro, fa qualche esempio. "Mangiare cibi grassi non solo regala troppe calorie ma modifica il metabolismo favorendo l'obesità, cambiando la "gestione" del grasso nell'organismo". Un ruolo chiave in questo processo sarebbe giocato dai recettori PPAR, che interagiscono con diverse molecole. Un altro importante recettore è il GPR120, che si trova sulla membrana degli adipociti: quando questo lavora poco, aumenta il peso e diminuisce la possibilità di controllare adeguatamente la glicemia. Gli acidi grassi Omega-3 attivano questo recettore, e ciò potrebbe spiegare il meccanismo d'azione positivo di queste sostanze, presenti soprattutto nel pesce.

Fonte: Doctor news33


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