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Le ricerche di Gerona 2005

(06-12-13) Come il cibo «ci controlla» modificando il nostro appetito


Negli alimenti ci sono ormoni che favoriscono l’accumulo di peso Mangiare grassi modifica il metabolismo

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Stare a dieta? Questione di aritmetica: ridurre le calorie in ingresso e aumentarne il consumo con il movimento. Facile, per chi non ci ha mai provato. Nella realtà le cose sono molto più complesse soprattutto perché il cibo non contiene solo energia: ridurre tutto al conteggio delle calorie è semplice da capire, ma è una ricetta per il fallimento di qualsiasi dieta. Lo ha sottolineato l’esperto di obesità Randy Seeley, dell’Università di Cincinnati in Ohio, sulle pagine del New Scientist , spiegando che gli alimenti sono pieni di molecole potenti che possono modificare il nostro metabolismo, favorendo od ostacolando l’accumulo di chili.
In ognuno di noi, spiega Seeley, c’è un complesso sistema metabolico che consente all’organismo di decidere di volta in volta se immagazzinare grassi o meno: le molecole presenti nei cibi possono perturbare il sistema stimolando o sopprimendo l’appetito, aumentando o riducendo l’accumulo.

GLI ORMONI - Nel piatto, in pratica, c’è un vero e proprio cocktail di “ormoni” che influenza la nostra biologia. Seeley li chiama “nutri-ormoni”: «Conoscerli - spiega - significa poter mettere a punto diete utili sia per dimagrire sia per trattare patologie connesse all’alimentazione, dal diabete alle malattie cardiovascolari». Una rivoluzione, secondo l’esperto, di cui già si iniziano a riconoscere i contorni. Negli Anni 90, ad esempio, si sono identificati nuovi recettori sul nucleo delle cellule del nostro corpo che possono essere attivati dagli acidi grassi e giocano un ruolo essenziale nel bilancio energetico. «Sono i recettori PPAR e interagiscono con diverse molecole coinvolte nel metabolismo dei grassi - chiarisce Seeley -. Il recettore PPAR-gamma , in particolare, si trova sulle cellule adipose e quando vi si legano gli acidi grassi induce l’accumulo di adipe e il blocco di una molecola che lo fa bruciare.
LA MODIFICA DEL METABOLISMO - Morale, mangiare cibi grassi non solo regala troppe calorie, ma modifica il metabolismo favorendo l’obesità, cambiando la “gestione” del grasso nell’organismo».
I recettori PPAR sono tuttavia solo i più noti “bersagli del cibo”: nel 2010 è stato scoperto un recettore di superficie delle cellule adipose, il GPR120, che ha un enorme effetto sul metabolismo: se funziona poco, cresce il peso e si riduce la capacità di controllare gli zuccheri nel sangue. Ebbene, di recente si è visto che questo recettore viene attivato dagli acidi grassi Omega-3, noti per essere benefici per la nostra salute. Oggi diverse aziende hanno avviato progetti di studio per produrre farmaci in grado di attivare il GPR 120, anche perché il 3 per cento della popolazione ne possiede una variante mutata che accresce del 60 per cento il rischio di obesità. «Anche gli aminoacidi contenuti negli alimenti possono influenzare il metabolismo più di quanto crediamo - riprende Seeley -. Una proteina, la mTOR, “sente” l’energia delle cellule e dei nutrienti e, se ce n’è troppa, riduce la spinta a mangiare; l’aminoacido leucina, di cui sono ricchi carne, pesce, uova e soia, “accende” la mTOR e quindi aiuta a ridurre l’introito energetico».

NON SOLO CALORIE - Insomma, non dobbiamo fissarci solo sulle calorie se vogliamo che l’alimentazione ci aiuti a stare in forma: «In futuro forse le diete potranno essere estremamente personalizzate, diverse in base a come ciascuno di noi risponde alle sostanze simil-ormonali contenute nei vari cibi. Di certo oggi abbiamo la certezza che la dieta “giusta” per tutti non può esistere», conclude Seeley.

Fonte: Www.corriere.it

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