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Le ricerche di Gerona 2005

(08-12-13) Il testosterone aumenta il rischio cardiovascolare


Secondo uno studio pubblicato su Jama, negli uomini con bassi livelli di testosterone la terapia aggiuntiva con l’ormone aumenta il rischio di morte, infarto miocardico o ictus ischemico. «Nell’ultimo decennio le terapie a base di testosterone sono più che quintuplicate negli Stati Uniti, raggiungendo i 5,3 milioni di prescrizioni con un mercato di 1,6 miliardi di dollari nel 2011» esordisce Rebecca Vigen, ricercatrice del Southwestern Medical Center a Dallas, Texas, ricordando che le attuali linee guida raccomandano la terapia ormonale nei pazienti con deficit sintomatico. «Oltre a migliorare la funzione sessuale e la densità minerale ossea, la massa magra e la forza muscolare, il trattamento con testosterone migliora il profilo lipidico e la resistenza all'insulina» riprende Vigen. Ma un recente studio clinico sugli effetti del testosterone negli uomini con elevata prevalenza di malattie del cuore o dei vasi è stato interrotto a causa di eventi avversi cardiovascolari, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza del trattamento ormonale. Così i ricercatori nordamericani hanno verificato non solo l'associazione tra terapia testosteronica e mortalità per qualsiasi causa, ictus o infarto del miocardio, ma anche se l’eventuale legame veniva modificato da una sottostante malattia coronarica. Lo studio ha coinvolto 8.709 uomini con bassi livelli di testosterone (<300 ng/dl) sottoposti ad angiografia coronarica tra il 2005 e il 2011, 1.223 dei quali hanno iniziato la terapia con testosterone dopo l'esame. E nel follow up, durato in media due anni, i pazienti colpiti da eventi cardiovascolari sono stati il 19,9% nel gruppo senza testosterone e il 25,7% nel gruppo in trattamento con l’ormone. «L’uso della terapia con testosterone si associa a eventi cardiovascolari in tutti i pazienti, con o senza coronaropatia in modo indipendente da eventuali fattori di rischio, dato che entrambi i gruppi avevano valori simili di pressione arteriosa e lipoproteine a bassa densità e usavano i medesimi farmaci» conclude Vigen. E in un editoriale di commento Anne Cappola, dell’Università di Pennsylvania a Philadelphia, osserva: «Dato il volume di prescrizioni e il marketing aggressivo da parte dei produttori, medici e pazienti devono essere cauti a usare il testosterone. Lo studio dà un segnale forte in questo senso, aprendo la strada a ulteriori indagini sulla sicurezza di questa terapia ormonale».

Fonti:
JAMA. 2013 Nov 6;310(17):1829-36
DOCTORNEWS33


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