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Le ricerche di Gerona 2005

(09-12-13) Arrivano le cavallette e le formiche al supermercato:




in Francia Carrefour e Auchan vendono dolci e cioccolatini guarniti con insetti
Pubblicato da Valeria Nardi il 28 novembre 2013

Dopo alcuni ristoranti di grido gli insetti approdano anche nei supermercati. In un punto vendita Auchan vicino a Montpellier si possono acquistare snack salati a base di cavallette e crema di cipolle, oppure vermi insaporiti con la soia e anche larve del bambù al curry.

Di fronte a queste specialità gastronomiche le reazioni dei cittadini europei si dividono solitamente in profondo disgusto o curiosità. Eppure l’iniziativa della catena francese è stata un successo, tanto da portare anche Carrefour a introdurre questi prodotti nell’offerta alimentare natalizia.


Per gli occidentali mangiare gli insetti è strano ma sono tantissime le nazioni in cui è un’abitudine antichissima visto che sono un’ottima fonte di grassi, proteine e sali minerali.

Nei Paesi dell’America centrale e meridionale, Africa, Asia e Australia è normale mangiare formiche, coleotteri, falene e termiti, e non è una questione di necessità, ma culturale, si tratta di preparazioni gastronomiche che spaziano dal dolce al salato, dal piccante all’agro. In tutto il pianeta le specie commestibili sono circa 1.900, alcune delle quali ritenute delle vere prelibatezze.

Anche la Fao crede negli insetti e per questo finanzia programmi di ricerca che possano offrire una soluzione per sfamare i nove miliardi di persone previsti per il 2050 e garantire loro un adeguato apporto alimentare abbinato a un minore impatto ambientale (grazie all’ottimo indice di conversione: leggi articolo *).


L’Europa sembra voglia mettersi al passo, e in prima fila ci sono le università e alcune aziende. Tra le principali ditte distributrici c’è Crickeat, che attraverso la vendita on line permette di acquistare cibi provenienti da tutto il mondo, e l’innovativa Micronutris che sul suolo francese alleva gli insetti, li trasforma e prepara dolcetti e snack salati. C’è da dire che i prezzi non sono ancora abbordabili, visto che una scatola con 12 cioccolatini costa sui 20 euro e un sacchettino di vermi della farina disidratati, stuzzichino ideale per l’aperitivo, supera i 12 euro per 10 grammi.

Non è lontano il giorno in cui, passando tra gli scaffali, troveremo uova di formiche per insaporire la frittata, oppure cioccolatini decorati con grilli croccanti.



Fonte: Ilfattoalimentare.it
Valeria Nardi

© Riproduzione riservata

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Mangiare gli insetti è una curiosa pratica esotica o una necessità nutrizionale e ambientale valida anche per l’occidente
Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 2 maggio 2013

In Italia servirà del tempo per convincere la popolazione che inserire gli insetti nella dieta può essere importante. Da un lato c’è l’efficacia nutrizionale, comprovata da diversi lavori scientifici, dall’altro una maggiore sostenibilità ambientale, in un periodo in cui la terra è oltremodo sfruttata per l’allevamento e i mari sono sempre meno pescosi. Per ogni uomo, ci sono sul pianeta quaranta tonnellate di insetti già disponibili.

Ma nonostante l’entomofagia sia stata sfruttata prima che fossero scoperte la caccia e l’agricoltura, in Italia si parla raramente dell’opportunità di utilizzare gli insetti a tavola. «Conviene abituarsi, perché dal 2020 non avremo molte alternative», disse un anno fa Marcel Dicke dell’università olandese di Wageningen, il principale ateneo europeo a occuparsi di entomofagia, in un’intervista rilasciata a “Wired”. Chi ascolta, lo fa spesso con sospetto.


Mangiare grilli, cavallette e formiche potrebbe presto divenire la soluzione alla fame nei paesi in via di sviluppo e offrire una soluzione in più ai menù consumati sulle nostre tavole. Il tema è di stretta attualità: a Londra è in corso “Pestival 2013”, il primo festival dedicato agli insetti come alimento. Non si tratta di un incontro tra addetti ai lavori visto che la Fao finanzia da anni programmi di ricerca nel sud-est asiatico e in Africa, dove due miliardi di persone mangiano larve e insetti. «Nel 2050 saremo nove miliardi e l’incremento della popolazione mondiale pone il problema di come garantire a tutti un equilibrato apporto alimentare – spiega Roberto Valvassori, docente ordinario di zoologia all’università dell’Insubria -. È necessario ricercare fonti alimentari sostenibili per non compromettere la biodiversità e le risorse territoriali, idriche e forestali».


Nel mondo sono 1900 le specie di insetti commestibili riconosciute dalla Fao e consumate soprattutto in America centrale e meridionale, Africa, Asia e Australia. Nella lista troviamo cavallette, termiti, formiche, coleotteri, falene. «In Thailandia alcuni insetti vengono considerati una vera rarità, mentre in Occidente l’idea di mangiarli suscita disgusto, anche se dal punto di vista nutrizionale sono un’ottima fonte di grassi, proteine e sali minerali».


Il tabù è già stato fatto cadere in Europa da alcuni cuochi di grido come Renè Redzepi, proprietario del Noma di Copenhagen, considerato il miglior ristorante al mondo e Carlo Cracco che inseriscono piatti a base di insetti nei loro menù.

Ciò nonostante, nel mondo sono pochissimi gli allevamenti controllati. Nascono da questa evidenza diverse problematiche correlate alla raccolta indiscriminata dall’ambiente. «Chi si ciba di insetti, o li utilizza come mangime per i propri animali di allevamento, lo fa sottraendoli direttamente in natura, pratica che pone problemi legati al prelievo indiscriminato e alla conservazione – afferma Valvassori -. L’argomento è però di grande interesse per le potenzialità che potrebbe assumere a livello ambientale: per produrre un chilo di insetti bastano due chili di vegetali, mentre per un chilo di carne bovina ne servono dieci».

Il costo della carne è in aumento: in termini economici, ma anche di ettari di foresta distrutti per il pascolo o per coltivare il foraggio per il bestiame. Gli studiosi di entomofagia segnalano il basso contributo degli insetti in termini di emissioni di gas serra, accompagnato da un alto tasso di conversione alimentare. Necessitano di un quarto del cibo con cui vengono fatte crescere le pecore e della metà di cui si nutrono suini e polli, per produrre la stessa quantità di proteine.


La Cina ha già allestito enormi allevamenti di larve, Zimbabwe e Laos hanno sviluppato diversi progetti di raccolta degli insetti. Il business è partito anche nel Regno Unito, seppur non in via ufficiale: qualche settimana fa un uomo è stato arrestato alla dogana di Gatwick dopo essere sceso da un volo proveniente dal Burkina Faso con 94 chili di larve, del valore di circa quarantamila euro.


Fonte: Ilfattoalimentare.it Fabio Di Todaro

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