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Le ricerche di Gerona 2005

(16-12-13) Giovani e cinema: sparatorie film istigano a violenza



In tema di violenza armata al cinema i divieti ai minori mostrano seri limiti, e i film PG-13 battono gli R-rated, almeno secondo uno studio pubblicato su Pediatrics finanziato dall’Annenberg Public Policy Center dell’Univerisità di Pennsylvania e dalla Robert Wood Johnson Foundation. «Sono le pellicole vietate ai minori: PG-13, proibite sotto i 13 anni e R-rated sotto i 16» puntualizza Daniel Romer, psicologo all’Annenberg e coautore dell’articolo. «Secondo i nostri dati la violenza nei film è più che raddoppiata dal 1950, e quella armata nei PG-13 ha addirittura superato le proiezioni R-rated» aggiunge il ricercatore, spiegando che in molte sparatorie avvenute realmente gli assassini indossavano uniformi, maschere da hockey o tenute da combattimento, proprio come nel copione di un film. L’esempio più recente è del 20 luglio 2012: il ventenne James Holmes compra un biglietto per The Dark Knight Rises ad Aurora in Colorado. Circa 20 minuti dopo l’inizio Holmes lascia il teatro per tornare vestito di nero, con tanto di maschera antigas e giubbotto antiproiettile, lanciando candelotti lacrimogeni e sparando sulla folla. Dopo avere ucciso 12 persone ferendone 70 dice alla polizia di essere il Joker. «L’episodio, come altri simili, suggerisce che la presenza di armi nei film può amplificare l’uso della violenza nei giovani» riprende lo psicologo, che assieme ai colleghi ha esaminato un campione dei primi 30 film di ogni anno dal 1950 ai giorni nostri, scoprendo che le scene violente sono raddoppiate e che quelle armate visibili nei film PG-13 sono più che triplicate dal 1985, anno di entrata in vigore del divieto, superando le pellicole R-rated. «Ma i PG - 13 hanno fatto 5,7 miliardi di dollari al botteghino nel 2012, cioè oltre il 50 per cento del totale, nonostante siano solo il 18 per cento dei titoli» osserva il ricercatore. E rincara: «Invece di essere usato in modo appropriato per impedire ai ragazzi di vedere violenze che potrebbero rivelarsi dannose dal punto di vista psicologico, il divieto PG -13 viene spesso utilizzato come richiamo per fare cassa». E secondo Romer l’esposizione a modelli violenti, specie con l’uso delle armi per uccidere o ferire, aumenta le probabilità che l’osservatore sviluppi analoghi comportamenti aggressivi in cui entrano in gioco numerosi fattori. Tra questi la predisposizione genetica, il contesto socio-culturale nonché il livello di sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale dello spettatore. Un altro esempio è il film “Il cacciatore”, famose le sue scene di roulette russa, che ai tempi indusse 29 giovani americani tra 8 e 31 anni, a spararsi un colpo in testa. «Con il dilagare delle sparatorie nei film, i giovani saranno più interessati ad acquistare e usare armi dopo averli visti» sostiene lo psicologo, sostenendo che la violenza armata si vende meglio del sesso, come insegnano numerosi altri film PG-13 violenti.
Ma Christopher Ferguson, esperto di violenza dei media e direttore del Dipartimento di psicologia alla Stetson University in Florida, non è convinto. «I dati presentati non correlano in modo diretto l’aumento della violenza armata nei film con quello nel mondo reale: se la prima cresce, la seconda, almeno tra i giovani negli Stati Uniti, è in calo. Lo studio distoglie invece l’attenzione dalle cause più probabili: povertà, disparità sociali e salute mentale».

Fonti:
Pediatrics Published online November 11, 2013

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