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Le ricerche di Gerona 2005

(05-01-14) I microbi intestinali aumentano le resistenze batteriche




PLOS ONE Published: Nov 13, 2013
I microbi residenti nell’intestino dei bambini sani racchiudono numerosi geni di resistenza agli antibiotici, secondo uno studio pilota pubblicato su PLos One da un gruppo di ricerca della Washington University School of Medicine di St.Louis. «Dalla nascita all'età di 5 anni i bambini ricevono più antibiotici che durante ogni altro lustro della vita» esordisce Gautam Dantas, professore associato di immunologia nonché coordinatore della ricerca. E visto che la frequente esposizione agli antibiotici accelera la diffusione della resistenza agli antibiotici, lo studio statunitense sottolinea una volta di più l’importanza di usare gli antimicrobici solo se veramente necessari. Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno analizzato le feci di 22 neonati e ragazzi tra sei mesi e 19 anni. E, nonostante la piccola casistica, l'analisi ha identificato ben 2.500 nuovi geni di resistenza, espandendo di oltre un terzo il già lungo elenco di quelli già noti. «I microbi hanno combattuto tra loro per millenni, inventando modi sempre diversi per uccidere i rivali e per difendersi dagli antibiotici» prosegue il ricercatore, che assieme ai colleghi ha identificato nel Dna dei microbi residenti nell’intestino dei partecipanti allo studio i geni di resistenza per 18 antimicrobici. Alla nascita, i bambini non hanno germi nel tratto intestinale, ma li acquisiscono dall’ambiente. Per esempio da chi gli sta vicino, oppure gattonando e mettendosi in bocca mani, giocattoli o altri oggetti. Dantas e colleghi sono pionieri nello sviluppo della cosiddetta metagenomica funzionale, tecnica che sequenzia il DNA delle comunità microbiche. «Resistoma, invece, è l'ecologia della resistenza agli antibiotici, che da un recente rapporto dei Cdc, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, causano almeno 2 milioni di infezioni e 23.000 decessi l’anno, per non parlare dei 20 miliardi di dollari di costi sanitari» spiega Dantas. E quando i ricercatori hanno confrontato i resistomi dei neonati di sei mesi con quelli dei ragazzi più grandi hanno trovato poche differenze. Conclude Dantas: «Lo studio, da confermare con ricerche successive, suggerisce che contrariamente a quanto si pensa il resistoma batterico può essere già strutturato a sei mesi dalla nascita, con potenziali interferenze precoci nell’efficacia degli antibiotici».

Fonti: doctornews33

PLOS ONE Published: Nov 13, 2013

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