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Le ricerche di Gerona 2005

(10-01-14) Computer e video non migliorano la salute mentale



Sistemi multimediali che prevedono l’utilizzo di video e computer possono facilitare il riconoscimento e la gestione della depressione e riescono a stimolare la richiesta di informazioni sull’argomento, ma non riescono a migliorare realmente la salute mentale. È questa la conclusione alla quale sono giunti Richard L Kravitz, dell’Università della California, e i suoi colleghi dopo aver portato a termine uno studio che ha coinvolto poco meno di 900 persone depresse e non. «Nonostante i passi avanti compiuti negli anni, la depressione spesso non viene riconosciuta nel contesto di visite di assistenza primaria e di conseguenza il disturbo non viene trattato» afferma l’autore per spiegare il razionale alla base dello studio appena pubblicato sulla rivista Jama. Partendo da queste osservazioni, Kravitz e colleghi hanno valutato se grazie a strategie di comunicazione più mirate fosse possibile migliorare il coinvolgimento dei pazienti e la prescrizione di farmaci ad hoc o di visite specialistiche. E per raggiungere il loro obiettivo i ricercatori hanno confrontato i risultati ottenuti con l’ausilio di video che miravano a un coinvolgimento attivo nei confronti della depressione, programmi multimediali interattivi basati sull’uso del computer o un video con consigli per migliorare la qualità del sonno (considerato come controllo).

Tutti questi strumenti sono stati utilizzati immediatamente prima della visita vera e propria su 559 pazienti depressi e 308 non depressi. «Nelle persone depresse, l’utilizzo di sistemi mirati e personalizzati anche in base a età, sesso e reddito, ha permesso di migliorare il riconoscimento e la gestione della depressione, e ha anche stimolato una maggior partecipazione dei singoli pazienti che hanno chiesto informazioni sulla malattia» spiega Kravitz commentando i risultati dello studio. Le percentuali di raggiungimento dell’obiettivo primario (prescrizione di farmaci antidepressivi e/o richiesta di visita specialistica) si sono attestate infatti su 17,5% con il video relativo alla depressione, 26% per il programma multimediale interattivo e 16,5% per il video di controllo. «Va detto però che dopo 3 la depressione non ha mostrato miglioramenti significativi» conclude l’autore che ricorda anche come per i pazienti non depressi non siano stati osservati danni causati dall’uso di queste particolari strategie di comunicazione, come per esempio la prescrizione di farmaci o visite inutili.


Fonti: JAMA. 2013 NOV 6;310(17):1818-28.

teamsalute.it

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