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Le ricerche di Gerona 2005

(12-01-14) I rapporti sociali guastano il sonno degli adolescenti


Le relazioni sociali, compresi i rapporti con coetanei, genitori e insegnanti, superano i fattori costituzionali, specie il declino della melatonina, nel modificare il sonno degli adolescenti. Parola di David Maume,professore di sociologia all’Università di Cincinnati e autore di uno studio sul numero di dicembre del Journal of Health and Social Behavior. Basandosi su un campione di 974 partecipanti allo Study of Early Child Care and Youth Development, un trial osservazionale sullo sviluppo fisico, cognitivo e sociale dei giovani, Maume ha analizzato i cambiamenti dei modelli di riposo notturno tra i 12 e i 15 anni. «In questo periodo la durata media del sonno è scesa da oltre nove ore per notte a meno di otto» riprende il ricercatore. «Quando gli adolescenti hanno difficoltà a dormire, i medici spesso prescrivono farmaci. Ma questi dati indicano che è necessario guardare oltre la biologia per capire e trattare i disturbi del sonno degli adolescenti». In altre parole, invece dei farmaci è meglio coinvolgere di più i genitori, strategia meno invasiva, e più efficace, delle cure farmacologiche. «Il controllo parentale del comportamento adolescenziale, specie del momento di coricarsi, ha effetti benefici nell’indurre un sonno sano» sottolinea lo psicologo. E dato che, diventando adolescenti, i bambini dormono meno, i genitori dovrebbero essere vigili in questa fase di transizione nella vita dei loro figli. Ma il ricercatore ha scoperto altri aspetti interessanti: rispetto ai maschi, le ragazze hanno una maggiore frequenza di disturbi del sonno, per esempio si svegliano la notte e non si riaddormentarsi pensando ai compiti, agli amici o alla famiglia. «Alcuni studi suggeriscono una maggiore tendenza introspettiva nelle donne, e questo può riflettersi sulla struttura del riposo notturno» spiega Maume, citando anche i computer: chi li usa molto, dorme meno. Invece, sorpresa, chi guarda a lungo la Tv dorme di più. «È possibile che ciò dipenda dal momento in cui si la si vede» osserva il ricercatore. «Per esempio, se per guardarla stanno in piedi fino a tardi nel fine settimana, i ragazzi dormono più a lungo la mattina. Ma i dati disponibili non consentono di stabilirlo».

Fonti:
Journal of Health and Social Behavior 2013 54(4) 498–515
doctornews33

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