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Le ricerche di Gerona 2005

(17-01-14) Un tracciante radioattivo scopre le placche delle coronarie


Uno studio pubblicato su The Lancet rivela che un tracciante radioattivo, il fluoruro di sodio-18F (18F-NaF), comunemente usato nell'imaging radiologico, è in grado di identificare e localizzare con precisione i restringimenti e gli indurimenti delle coronarie - le cosiddette placche - spesso responsabili di gravi eventi cardiovascolari. «Le placche coronariche non causano solo l'angina, ma quando si rompono possono generare coaguli che bloccano l'afflusso di sangue al cuore o al cervello, con conseguenze facilmente immaginabili. Perché si rompono ancora non è chiaro, ma se i medici potessero sapere quando il punto di rottura delle placche si avvicina, potrebbero trattare i loro pazienti di conseguenza, prevenendo un considerevole numero di ictus e attacchi di cuore» esordisce Nikhil Joshi, ricercatore alla British Heart Foundation for Cardiovascular Science di Edimburgo e coautore dello studio. Joshi e colleghi hanno studiato due traccianti radioattivi il 18F-NaF e il 18F-fluorodeossiglucosio (18F-FDG), composti relativamente semplici e poco costosi che vengono iniettati endovena nei pazienti sottoposti a Pet-Ct, un tipo di scansione comunemente usato nell’imaging radiografico. Allo studio hanno preso parte 40 pazienti con infarto miocardico recente, e altri 40 con angina stabile.

E nel 93% dei primi l’elevato assorbimento coronarico di 18F-NaF evidenziato dalla Pet -Ct ha permesso di individuare le placche di recente rottura che avevano portato all’attacco di cuore. Risultati ottimi, anche se meno eclatanti, sono stati raggiunti anche tra i pazienti con angina, per i quali i ricercatori hanno osservato un maggiore assorbimento di 18F-NaF nelle placche del 45% dei pazienti. Viceversa, il 18F-FDG non ha evidenziato gli stessi effetti. E Gregory Thomas, del Long Beach Memorial Hospital in California, autore di un editoriale di commento, aggiunge: «Anche se molte domande restano senza risposta, lo studio con 18F-NaF delle placche annidate nei vasi cerebrovascolari sembra essere una nuova e speriamo proficua frontiera della medicina nucleare».


Fonti:
The Lancet, Early Online Publication, 11 November 2013.

teamsalute.it


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