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Le ricerche di Gerona 2005

(06-02-14) Tre esami per controllare diabete e complicanze a lungo termine




Tenere sotto controllo i valori di glucosio è indispensabile nei pazienti diabetici ma l’emoglobina glicata (HbA1c) da sola potrebbe non essere sufficiente, almeno secondo le conclusioni di uno studio su The Lancet Diabetes & Endocrinology svolto in collaborazione tra i ricercatori della Johns Hopkins University , dell’University of Wisconsin e dell’Università del Minnesota. L'HbA1c rappresenta un marcatore della glicemia a lungo termine, cioè nei due o tre mesi precedenti l’esame. Per decenni è stato il test principale che ha guidato la terapia antidiabetica, oltre ad essere ampiamente usato come test di prima linea nella diagnosi della malattia. «Viceversa, fruttosamina e albumina glicata indicano a breve termine, cioè nelle 2-4 settimane precedenti, il controllo glicemico» precisa Elizabeth Selvin, professore associato alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e coautrice dell’articolo. Il motivo? Fruttosamina e albumina glicata non dipendono dalle caratteristiche degli eritrociti e dell’emoglobina, ma riflettono la glicazione di proteine del siero che hanno un ricambio più veloce, circa 10-14 giorni, rispetto ai 120 dei globuli rossi. «La fruttosamina è approvata per uso clinico negli Stati Uniti ma raramente utilizzata, mentre l’albumina glicata, molto usata in Giappone per esempio, non è autorizzata in Nordamerica» sottolinea la ricercatrice, spiegando che l'obiettivo dello studio era di verificare il valore prognostico aggiunto all’HbA1c da fruttosamina e albumina glicata nell’identificare i soggetti ad alto rischio di diabete e complicanze microvascolari. Assieme ai colleghi, Selvin ha usato a questo scopo i dati dello studio Aric, Atherosclerosis Risk in Communities, scoprendo che elevati livelli di fruttosamina e albumina glicata predicono la presenza di retinopatia e nefropatia in modo simile all’HbA1c, mentre quest’ultima ha un valore prognostico superiore nella diagnosi di diabete incidente. «Questi risultati suggeriscono che i due marcatori possono essere complementari all’HbA1c. E, proprio perché sono a breve termine, permettono una migliore flessibilità terapeutica» conclude la ricercatrice.

Fonti: Fonte: doctornews33

The Lancet Diabetes & Endocrinology, 2014

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