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Le ricerche di Gerona 2005

(20-02-14) Latte formulato a ridotto contenuto proteico: nessun beneficio per i bambini.


Le caratteristiche nutrizionali non sono fondamentali come si crede
Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 4 febbraio 2014

Stroncatura ai latti formulati da parte del nuovo rapporto pubblicato sul sito Efsa
Una stroncatura per il latte formulato arriva dall’ultimo rapporto pubblicato sul sito dell’Efsa e redatto dalla società di consulenza Pallas Health Research & Consultancy di Rotterdam. «Dalla revisione degli studi non emerge alcun beneficio per la salute dall’utilizzo di latte formulato con ridotto contenuto di proteine», affermano i ricercatori che, su richiesta della Commissione Europea, hanno lavorato al documento. Il giudizio negativo segue quello anticipato a ottobre, di cui Il Fatto Alimentare aveva già dato notizia. Dal dossier emerge che le caratteristiche del latte in formula non sono così importanti come le aziende vogliono far credere. I “plus” spesso vantati per i diversi tipi di  latte formulato come Omega 3, prebiotici, probiotici e la riduzione delle proteine risultano oggi fortemente in dubbio. «Non possono essere considerati un’esigenza nutrizionale nel momento in cui i medesimi nutrienti si trovano in alimenti presenti nella dieta dei bambini. Il confronto tra il latte formulato e quello materno ha dimostrato una maggiore velocità di crescita tra i neonati alimentati artificialmente, ma senza altre differenze significative nei risultati clinici».
 
In  commercio si trovano tre tipi di latte formulato: «adattato» (più ricco in sieroproteine, da consumare entro i sei mesi di vita), «di proseguimento» (utile tra il sesto e il 12° mese) e «di crescita» (da un anno in poi). Oltre a queste proposte esiste anche il latte idrolizzato, in cui le proteine si trovano sotto forma di amminoacidi per essere digerite e assorbite più facilmente. Il latte «adattato» andrebbe utilizzato quando la mamma non è in grado di allattare.
 

L’OMS raccomanda l’allattamento al seno fino al sesto mese: se non si può è possibile rivolgersi alle banche del latte
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo al seno fino ai sei mesi di vita. Se non si può o non si vuole, c’è da tenere conto delle banche del latte. Con i suoi 28 centri su 128, l’Italia è tra i primi Paesi europei per numero, sorpassata solo da Francia e Svezia. Per chi si pone problemi di sicurezza, è importante ricordare che  la qualità è garantita da rigorosi controlli e dalla pastorizzazione. «Siamo lieti che l’Efsa non abbia trovato elementi  che dimostrino la necessità di ricorrere ai latti formulati – spiega Patti Rundall, direttore del Baby Milk Action – una parte dell’industria continua a finanziare le ricerche: ora mi aspetto che questo parere abbia un impatto sulle scelte dei politici, degli operatori sanitari e della stampa».
 
Fonte: Fabio Di Todaro - ilfattoalimentare.it

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