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Le ricerche di Gerona 2005

(21-02-14) Misurare la pressione a casa smaschera l’ipertensione



Secondo uno studio appena pubblicato su PLoS Medicine, l’automisurazione a domicilio della pressione arteriosa (BP) migliora la stratificazione del rischio rispetto alla misurazione effettuata in clinica. Dalla metanalisi, coordinata da Jan Staessen dell’Università di Lovanio in Belgio, emerge che i pazienti con ipertensione mascherata, cioè normale in ambulatorio ma alta a casa, hanno un rischio di morte e di eventi cardiovascolari significativamente più elevato rispetto a coloro che hanno valori normali in entrambi i casi. La revisione, svolta su poco più di cinquemila pazienti, dimostra che l'automisurazione a casa era inferiore alla Bp ambulatoriale in media di 7 mmm/Hg per la sistolica e di 3 mm/Hg per la diastolica. E nell’arco di un follow up di oltre otto anni, 522 partecipanti sono morti e 414 hanno subito eventi cardiovascolari. «Rispetto ai pazienti con Bp normale a casa e fuori, in quelli con ipertensione mascherata il rischio cardiovascolare era quasi doppio» dice Staessen, sottolineando che questi ultimi erano di solito maschi, fumatori, diabetici o cardiopatici, anziani e obesi. Il dato chiave dello studio è che l’automisurazione della BP a casa, aggiunta a quella rilevata in clinica, affina la stratificazione del rischio rispetto a quest’ultima da sola nei soggetti a rischio, ma non in quelli con ipertensione grave già diagnosticata. «Suggeriamo quindi che negli individui con ipertensione mascherata il monitoraggio della pressione sanguigna domiciliare venga incluso nella strategia di prevenzione primaria delle complicanze cardiovascolari, specie nelle zone con scarsa disponibilità di risorse sanitarie» conclude Staessen. E in un editoriale di commento Mark Caulfield della Bart's and The London School of Medicine and Dentistry, Regno Unito, afferma: «Per ogni valore pressorio sotto i 160 su 100 mm/Hg le misure aggiuntive fornite dal monitoraggio domiciliare della BP migliorano la stratificazione del rischio, contribuendo a un migliore inquadramento diagnostico e terapeutico, nonché a una maggiore motivazione del paziente nel modificare il proprio stile di vita».

Fonti: doctornews33

PLOS Medicine

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