(02-03-14) Antibiotici nei mangimi usati come additivi. Negli USA sono più di 30, di cui 18 ad alto rischio per l’uomo
Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 4 febbraio 2014
L’utilizzo di alcuni antibiotici favorisce lo sviluppo di batteri resistenti,
che possono essere trasmessi all’uomo
Tra il 2001 e il 2010 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente di
controllo statunitense su alimenti e farmaci, ha riesaminato la sicurezza di
impiego di trenta antibiotici nei mangimi, contenenti penicilline e
tetracicline. Si tratta di sostanze utilizzate ome additivi per favorire la
crescita degli animali e prevenire le malattie a cui sono esposti negli
allevamenti di tipo industriale.
Questo riesame della FDA è avvenuto in modo riservato ma ora un’
organizzazione ambientalista, il Natural Resources Defense Council, è venuta in
possesso, grazie al Freedom Information Act, dei documenti relativi a quella
procedura e ha pubblicato un rapporto in cui sostiene che, probabilmente, oggi
nessuno di quei trenta antibiotici otterrebbe l’autorizzazione a essere usato
come additivo nei mangimi.
Oggi nessuno di quei trenta antibiotici otterrebbe l’autorizzazione a essere
usato come additivo nei mangimi
Diciotto di questi antibiotici, autorizzati decenni fa, sono stati giudicati
dai nuovi studi della FDA come ad alto rischio per l’uomo, perché il loro
utilizzo nei mangimi favorisce lo sviluppo di batteri resistenti che possono
essere trasmessi all’uomo attraverso la catena alimentare. Per gli altri dodici
antibiotici, i produttori avevano presentato documentazioni sulla sicurezza che
oggi sarebbero giudicate insufficienti per ottenere l’autorizzazione.
Il rapporto afferma che non si ha alcun riscontro di azioni della FDA tese a
revocare le autorizzazioni concesse all’uso di queste sostanze come additivi
nei mangimi. Nel frattempo due sono stati ritirati volontariamente dal mercato
dai produttori e nove risultano ancora utilizzati negli allevamenti.
Fonte: Beniamino Bonari-ilfattoalimentare.it
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