(09-03-14) Traumi cranici nel calcio: un pericolo nascosto
Attenti alla testa. Ecco, in estrema sintesi, il messaggio di uno studio pubblicato su Brain Injury dedicato al calcio, lo sport più popolare e a più rapida crescita nel mondo. «Come in altre competizioni di contatto, i giocatori sono a rischio di traumi da collisione sul campo, ma scarsa attenzione è stata data al suo aspetto più unico che raro: l'uso della testa per controllare la palla, con tutte le possibili conseguenze a lungo termine dei ripetuti traumi cranici» dice Tom Schweizer, direttore del Neuroscience Research Program del St. Michael's Hospital di Toronto, in Ontario. Per chiarire la questione il ricercatore ha passato in rivista la letteratura scientifica sull’incidenza di concussione nel calcio, scoprendo che le commozioni cerebrali rappresentano dal 5,8 all’8,6% del totale delle lesioni subite durante le partite. «Il primato assoluto va al calcio femminile con l’8,2% delle commozioni cerebrali, il secondo più alto dopo il football» continua il ricercatore, sottolineando che il 41,1% dei traumi cranici sono dovuti al contatto con gomiti, braccia o mani. Più di 265 milioni di persone giocano a calcio nel mondo, di cui 27 milioni solo in Nordamerica. E a causa della natura di questo sport i giocatori sono particolarmente vulnerabili alle lesioni a testa e collo, in gran parte dei casi dovute a scontri accidentali dei giocatori con avversari o compagni di squadra. Difensori e portieri sono i più a rischio, ma per i primi le probabilità calano man mano che invecchiano e diventano più consapevoli della loro posizione in relazione ai pali della porta. I secondi, invece, assieme agli attaccanti che in assoluto colpiscono di più la palla con la testa, mostrano i maggiori deficit mnemonici, di pianificazione e percettivi. Prova ne è uno studio che ha trovato nei giocatori professionisti una consistente riduzione dei punteggi conseguiti nei test di memoria verbale e visiva, nonché in quelli sull’attenzione. Ma quali potrebbero essere i possibili metodi per prevenire questo tipo di infortuni? Schweizer propone una possibile soluzione: «Un casco protettivo, specie nei più piccoli, potrebbe forse diminuire l'incidenza del trauma cranico e dei suoi possibili effetti a lungo termine» ipotizza.
Fonti:
Brain Inj. 2014 Jan 29
doctornews33
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