(19-09-06) Dilemmi di un certo peso
Si pu? rischiare la vita per qualche chilo di troppo. Anzi no, il grasso in eccesso ? un fattore sopravvalutato. I risultati degli ultimi studi non aiutano a fare chiarezza. E districarsi fra messaggi opposti, a seconda che siano sponsorizzati da industrie farmaceutiche o alimentari, ? sempre pi? difficile
Un po' di ciccia sembrerebbe non far male. Anzi, a vivere di pi? sono proprio le persone sovrappeso e perfino leggermente obese. Nudi e crudi, sono i risultati di un'analisi apparsa sull'autorevole rivista medica Lancet. Possibile? Tutto il contrario di quanto si sapeva.
Infatti, nemmeno una settimana dopo arriva il contrordine. L'altrettanto autorevole rivista americana New England Journal of Medicine pubblica i risultati di due studi che raccontano tutta un'altra storia: la ciccia accorcia la vita.
Anche pochi chili extra (o meglio libbre, visto che gli studi usano l'unit? di misura anglosassone) possono significare anni in meno, come ha sintetizzato il Washington Post in prima pagina per chiarire le idee agli americani. ? l'ennesima serie di ordini e contrordini a proposito di quanto faccia male pesare pi? di quanto le tabelle prevedono per la propria statura. O molto di pi?.
Le cifre catastrofiche si sprecano da quando, solo sette anni fa, anche se sembra di sentirlo ripetere da una vita, fu pubblicato il primo importante rapporto che attribuiva circa 300 mila morti l'anno negli Stati Uniti ai chili di troppo. Si ? parlato di epidemia globale, globesit? o "globesity" per indicare il progressivo ingrassamento delle nazioni, una prospettiva che anche l'Organizzazione mondiale della sanit? ha fatto propria.
"Se consideriamo qualsiasi epidemia, che sia l'influenza o la peste nel Medioevo, nessuna ? altrettanto grave dell'epidemia di obesit? in termini di impatto sanitario sul nostro Paese e la nostra societ?" ha dichiarato nel 2003 Julie Gerberding, direttrice dei Centers for diseases control and prevention statunitensi.
Le previsioni (ribadite nell'ultimo congresso sull'obesit? a Sydney, Australia) sono che, nel giro di pochi anni, la diffusione della grassezza potrebbe arrestare il progressivo aumento dell'attesa di vita, o addirittura ridurlo di alcuni anni. Un rapporto ampiamente riportato nelle settimane scorse ha ricordato che, nel mondo, gli obesi, a quota 1 miliardo, hanno superato i denutriti che oggi sono "solo", c'? da vergognarsi a scriverlo, 800 milioni.
Non ? la prima volta, come nel caso dei due studi su Lancet e New England, che le indagini epidemiologiche sfornano dati apparentemente in contrasto sul grasso come fattore di rischio di malattie e morti.
Anzi, negli Usa ? sorto addirittura un movimento d'opinione che punta il dito contro dati epidemiologici traballanti per sostenere che lo spauracchio della grassezza come fattore di rischio viene gonfiato e sventolato davanti agli occhi della gente dall'industria farmaceutica e da quella connessa del dimagrimento.
A ben guardare, si scopre per? che anche il movimento di consumatori che spinge per sgonfiare il mito del grasso altamente nocivo ? sponsorizzato da ristoranti e industrie alimentari. In questo garbuglio di interessi in contrasto non ? facile trovare il bandolo. La tendenza a tirare i numeri da una parte o dall'altra ? inevitabile.
Come pure la difficolt? delle indagini epidemiologiche a mettere in luce un effetto che, anche se l'enfasi ? quasi la stessa, ? assai inferiore di quello di altri fattori di rischio, il fumo tanto per dirne uno. In pi? c'? la difficolt?, come per altre materie, di interpretare ci? che significa per la salute del singolo quello che le statistiche dicono valere a proposito di una intera popolazione.
Insomma, pochi chili in pi? fanno pi? male o pi? bene? Pi? male, ? la risposta degli esperti. Anzi, a guardarli bene gli ultimi studi non sono neppure tanto in contrasto. "Tutti e tre concordano sul fatto che il minimo di rischio di morte e malattie c'? con un peso normale" afferma Maria Grazia Franzosi, epidemiologa dell'Istituto Mario Negri.
A rischio aumentato di decesso, fino al 40 per cento in pi?, sono invece le persone sottopeso, bench? ci? venga quasi sempre taciuto, e anche su questo tutti e tre gli studi concordano. Per l'obesit? vera e propria non c'? disaccordo: il rischio di morte aumenta di due o tre volte.
I dubbi, semmai, riguardano il sovrappeso lieve e moderato. Anche se in questo caso sono pi? apparenti che reali, secondo gli esperti. A pensarla cos? ? anche uno degli autori dello studio che sembrerebbe scagionare i chili di troppo. E parte della colpa sarebbe di come viene misurata la grassezza. In tutte queste indagini si usa come metro di riferimento l'indice di massa corporea (Imc), calcolato come rapporto tra peso e altezza.
Il numero dei ragazzini cinesi obesi sta aumentando. Oggi, un quinto delle persone in sovrappeso vive in questo paese, dove la vita ? diventata pi? sedentaria, ed ? salito anche il numero di autoMa ad avere Imc pi? elevato della norma possono essere anche le persone grandi e grosse, con molti muscoli, che pesano di pi? del grasso. "Per questo oggi si preferisce usare come misura del rischio, specialmente di quello cardiovascolare, non tanto l'indice di massa corporea, ma il rapporto tra la circonferenza della vita e quella dei fianchi. Questa misura ci dice se ? presente la pancia, il grasso addominale, che ? un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e il diabete" spiega Franzosi.
"Il nostro messaggio non ? che avere grasso in eccesso non ? pericoloso. Noi mettiamo in dubbio che l'indice di massa corporea riesca a distinguere tra massa magra, muscoli, che invece ? buona per la salute, e grasso corporeo vero e proprio, che fa male" sostiene anche Francisco Lopez-Jimenez, uno degli autori dello studio su Lancet.
C'? da aggiungere un altro fattore che potrebbe spiegare la diversit? dei risultati. "Probabilmente le persone sovrappeso gi? malate di malattie cardiovascolari, come quelle che lo studio di Lancet ha preso in considerazione, sono curate anche in modo pi? aggressivo per la loro patologia. Per questo muoiono di meno" spiega Paolo Vineis, epidemiologo all'Universit? di Torino e all'Imperial College di Londra.
"In ogni caso, lo studio di Lancet si riferisce alla mortalit? in pazienti gi? affetti da malattia delle coronarie, l'altro alla mortalit? in un vasto campione della popolazione generale, composta soprattutto da persone sane".
Effetti curiosi dell'epidemiologia. Le sue statistiche producono, tradotte sui giornali, un effetto ottico di perdita delle proporzioni. "Non si pu? far passare il messaggio che il sovrappeso quasi quasi fa bene alla salute" sostiene Franzosi. Nello stesso tempo, anche se ? un costo elevato in termini di salute pubblica, il rischio individuale legato all'obesit? non ? molto alto.
"Chi fuma ha un rischio globale di morte aumentato di 2-3 volte; in chi ? sovrappeso il rischio aumenta del 20-30 per cento ed ? analogo a quello di un fumatore solo per i grandi obesi, casi rari" dice Carlo La Vecchia, epidemiologo all'Istituto Mario Negri e alla facolt? di medicina dell'Universit? di Milano.Moltiplicando per? questo rischio tutto sommato abbastanza piccolo per la percentuale di popolazione interessata, in Italia il 30 per cento circa, le "morti evitabili", nel linguaggio dell'epidemiologia, diventano molte.
Nonostante questo, una ricerca appena pubblicata sull'European journal of clinical nutrition fornisce, almeno per quel che riguarda il nostro Paese, un quadro pi? rassicurante. "Gli ultimi dati ci dicono che in Italia gli obesi non sono in aumento n? tra gli adulti n? tra i bambini. Le percentuali sono rimaste stabili negli ultimi venti anni" spiega La Vecchia.
Tra i ragazzini, inoltre, meno del 10 per cento sarebbe sovrappeso od obeso (e non quel 36 per cento spesso citato). "Del resto" conclude La Vecchia "basta guardarsi intorno: dove sono tutti questi piccoli ciccioni?". Insomma, i toni drammatici sull'"epidemia obesit?", da noi, sono fuori luogo.
LEGGERE BENE LE CIFRE
- In italia, sono obesi circa 4 milioni di adulti (8 per cento della popolazione); sovrappeso 15 milioni (30 per cento). Il trend, al contrario di quanto si ? sostenuto in passato, non ? in aumento, ma ? rimasto stabile negli ultimi 20 anni.
- Il nostro Paese, insieme a Francia e Lussemburgo, ha la pi? bassa percentuale in Europa di adulti sovrappeso od obesi (37 per cento contro la media europea di 41).
- Tra la gioveni donne, tra i 18 e i 24 anni, il sottopeso (15,1 per cento) ? pi? comune del sovrappeso o dell'obesit?.
Fonte: www.panorama.it
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