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Le ricerche di Gerona 2005

(05-04-14) Curare la depressione riduce il rischio cardiovascolare



La depressione, così come il fumo, l’obesità e il diabete, va inclusa nella lista dei fattori di rischio cardiovascolare? Sembra proprio di si, almeno a giudicare dai risultati di un'ampia rassegna della letteratura scientifica finanziata dall’American Heart Association e pubblicata sulla rivista Circulation. Il gruppo di 12 esperti autori del documento, tra cui Robert Carney e Kenneth Freedland, professori di psichiatria alla Washington University School of Medicine di St. Louis, ha passato al setaccio centinaia di studi su depressione e disturbi cardiaci, scoprendo che i soggetti depressi hanno maggiori probabilità di avere attacchi di cuore o di morire per malattie cardiache, specie se già cardiopatici. Commenta Carney: «Risultati che non ci hanno sorpreso: numerose ricerche precedenti suggerivano un simile legame, ma raramente ci sono stati approfondimenti come il nostro». E i dati emersi confermano: lo stato depressivo è un vero e proprio fattore di rischio indipendente di mortalità nei pazienti cardiopatici. Carney e Freedland studiano gli effetti della depressione sul cuore da oltre 25 anni: è loro la prima segnalazione, fatta nel 1988, che la depressione predice un aumento del rischio cardiaco nei soggetti con malattia cardiaca preesistente. «Da allora sono stati svolti centinaia di studi, e la maggior parte ha confermato l’osservazione iniziale» continua lo psichiatra, sottolineando che quando le persone perdono peso o smettono di fumare, il rischio cardiaco si abbassa. Ma finora nessuno ha dimostrato che curare la depressione può avere lo stesso effetto. «Uno studio in particolare, in cui peraltro la casistica era insufficiente, ha cercato, ma senza successo, di stabilire se il trattamento della depressione poteva ridurre il rischio di morbilità o mortalità cardiaca» dice il ricercatore. È questo, dunque, il prossimo obiettivo: verificare se la terapia antidepressiva possa migliorare, oltre alla patologia di base, anche la salute del cuore. «Una parte del problema è che i farmaci non funzionano sempre e anche le migliori cure portano a remissione solo in un caso su due» puntualizza Carney. E conclude: «Ci vorrà tempo prima di poter dire che il trattamento della depressione migliora il rischi cardiaco o la sopravvivenza dei cardiopatici. Quello che si sa con certezza è che non trattarla può avere effetti negativi sulla salute e la qualità della vita di tutti gli ammalati».


Fonte: Circulation. 2014 Feb 24.

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