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Le ricerche di Gerona 2005

(10-04-14) Disturbi della memoria, caratteristici non solo della malattia di Alzheimer



«Nonostante quanto comunemente si creda, i disturbi della memoria non sono caratteristici solo della malattia di Alzheimer, ma possono essere presenti in molte patologie neurologiche». Lo ha detto ieri a Milano Aldo Quattrone, presidente della Società italiana di neurologia (Sin), durante la presentazione della 7ma settimana mondiale del cervello (10-16 marzo), campagna di informazione nazionale promossa dalla Sin per diffondere conoscenze sulla fisiopatologia cerebrale. Quest’anno il tema è “Il cervello e la memoria”. «I disturbi della memoria sono un sintomo sempre più comune, che colpisce circa il 7% della popolazione generale ultra65enne, fino a giungere al 30% degli ultra80enni» afferma Quattrone «e di recente si è dimostrata l’esistenza di disturbi cognitivi, compresi quelli della memoria, anche in pazienti con malattia di Parkinson o parkinsonismi, quali la demenza a corpi di Lewy». «Riguardo alla malattia di Alzheimer, va sottolineata l’importanza del regolare esercizio fisico che, se praticato fin da giovani, agisce da fattore protettivo» aggiunge Sandro Sorbi, docente di Neurologia all’Università di Firenze. Rischi derivano anche dall’abuso di alcol: più suscettibili ai danni tossici, spiega Leandro Provinciali, degli Ospedali riuniti di Ancona «sono soprattutto i giovani, in cui è compromesso lo sviluppo di adeguate connessioni tra le strutture nervose del cervello, e gli anziani, in cui si accentuano le carenze derivanti dalla progressiva perdita di neuroni». Circa il 50% degli individui colpiti da epilessia hanno disturbi di memoria nel 50% dei casi, evidenzia Paolo Tinuper, dell’Ospedale Bellaria di Bologna, sottolineando il ruolo importante rivestito dalla frequenza e dall’intensità delle crisi. Deficit frequenti - specifica - si hanno nelle epilessie del lobo temporale dove l’ippocampo, deputato ai processi mnemonici, è direttamente coinvolto nelle crisi. «La riserva cognitiva, cioè la capacità del cervello di limitare le modificazioni strutturali e funzionali dell’invecchiamento sia fisiologico che patologico, può essere aumentata da alti livelli di educazione e attività intellettuali e ricreative stimolanti» ricorda Gioacchino Tedeschi, docente di Neurologia dell’Università di Napoli. Riguardo le malattie neurodegenerative, come la sclerosi multipla Giancarlo Comi, past president Sin, afferma che «è oggi possibile personalizzare l’intervento terapeutico, massimizzando i benefici e minimizzando i rischi, consentendo anche un risparmio di risorse, evitando un uso non produttivo di farmaci talvolta estremamente costosi».

Fonti:
Arturo Zenorini
doctornews33

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