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Le ricerche di Gerona 2005

(23-05-14) Le fibre prolungano la vita degli infartuati


Chi sopravvive a un attacco di cuore vive più a lungo se segue una dieta ricca di fibre. Ecco, in sintesi, le conclusioni di uno studio pubblicato sul British Medical Journal e coordinato dal Dipartimento di epidemiologia della Harvard School of Public Health in collaborazione con il Dipartimento di medicina preventiva del Brigham and Women’s Hospital di Boston e la Medicina generale del Beth Israel Deaconess Medical Center di Brookline, Massachusetts. «È noto che un elevato apporto di fibre alimentari riduce il rischio di sviluppare una malattia coronarica nelle persone sane, ma finora non era chiaro se fosse possibile ottenere un effetto protettivo anche nei sopravvissuti a un attacco di cuore, facendoli vivere più a lungo» spiega Kenneth Mukamal, professore associato di medicina e coautore dello studio, che assieme ai colleghi ha analizzato i dati di due mega-trial statunitensi: l’Health Study Nurses, svolto su 121.700 infermiere e lo Health Professional Follow-up Study, cui hanno preso parte 51.529 operatori sanitari di sesso maschile. In entrambi gli studi i partecipanti hanno completato questionari biennali sulle loro abitudini di vita, e i ricercatori hanno esaminato quanto riferito dalle 2.258 donne e dai 1.840 uomini sopravvissuti a un primo infarto del miocardio nel corso dei due studi e seguiti in media per nove anni. «I partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi, o quintili, in base al consumo di fibre dopo l’attacco di cuore, e il quintile con l’apporto maggiore è stato quello con il minore rischio di morte, il 25% in meno, negli anni successivi all’infarto» dice l’internista, precisando che tra le tutte fonti di fibre alimentari (cereali, frutta e verdura) quelle ad avere il più stretto legame con la riduzione di mortalità erano le fibre dei cereali, ricche in cellulosa, emicellulosa e lignina. «Pur non essendo digeribili e prive di valore nutritivo, le fibre non solo aumentano il senso di sazietà combattendo il sovrappeso, ma riducono l'assorbimento intestinale di zuccheri e grassi contribuendo ad abbattere il rischio cardiovascolare» conclude Mukamal.
 
Fonti:
BMJ 2014; 348
 Doctornews33

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