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Le ricerche di Gerona 2005

(28-05-14) La terapia della meditazione



Svelato il “mistero” dello yoga terapeutico. I benefici sarebbero dovuti all’influenza che le tecniche di meditazione hanno sull’attività dei geni, in particolare quelli coinvolti nella riposta dell’organismo allo stress.
Lo yoga, sempre più praticato anche in Occidente, sembrerebbe combattere l’ipertensione, aiutare a vincere il dolore e sarebbe utile contro l’infertilità e l’artrite reumatoide.
“È il primo studio - dicono i ricercatori dell’Istituto israeliano di genomica - che mostra come la mente possa modificare l’espressione genica”. È risultato che rilassamento e meditazione influenzano l’espressione dei geni coinvolti nell’infiammazione o nella morte delle cellule programmata, ma anche nella reazione dell’organismo ai radicali liberi.
Le tecniche di rilassamento sono state utilizzate da millenni per prevenire e trattare alcune malattie e, con questo studio del 2008, vengono confermati i loro benefici terapeutici. La risposta del rilassamento è caratterizzata da diminuzione del consumo di ossigeno, aumento dell’emissione di ossido nitrico e riduzione della tensione psicologica; una riposta diametralmente opposta a quella correlata all’attivazione dei sistemi dello stress.
Questo studio costituisce una prova inconfutabile del fatto che la risposta del rilassamento induca modificazioni dell’espressione genica nei praticanti da lunga data così come neofiti. Sembrerebbe che la meditazione possa migliorare notevolmente anche la capacità di concentrazione, migliorando la capacità di prestare attenzione a più particolari contemporaneamente, superando l’effetto “attentional blink” (che si ha quando, passando velocemente una immagine dietro l’altra, si riesce a cogliere solo la prima).
Non si tratta altro che di un controllo mentale che proprio le pratiche di rilassamento e meditazione allenano costantemente, focalizzandosi sulla riduzione delle distrazioni mentali e sul miglioramento della consapevolezza sensoriale. Questa scoperta prenderebbe il nome di “flessibilità dell’attenzione” e pone queste tecniche come un’alternativa contro la sindrome da deficit di attenzione iperattività.

Fonte: www.mariacorgna.it

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