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Le ricerche di Gerona 2005

(06-06-14) Il vegano malato di Alzheimer che vuole mangiare solo polpette



Una persona che soffre di demenza ha libertà di scelta?
Un caso accaduto in Svezia accende il dibattito sull’autodeterminazione delle persone affette da demenza che vivono in strutture residenziali. L’uomo, assaggiata la carne per errore, non vuol infatti più saperne dei suoi soliti piatti a base di verdura. E una sentenza ha rispettato il suo volere.
La storia
Questa la storia. Oscar è svedese e ha 75 anni, nell’arco della sua vita è stato un convinto attivista del movimento vegano. Malato di Alzheimer vive oggi in una casa di accoglienza. Nel rispetto delle sue abitudini, e per volere della moglie, la struttura propone al suo ospite pasti rigorosamente vegani, privi cioè di alimenti di origine animale. Un giorno, però, l’anziano signore svedese prova per errore una porzione di polpette al sugo e per la prima volta si accorge che gli vengono serviti piatti diversi da quelli degli altri ospiti. Da quel momento Oscar rifiuta i suoi soliti menu vegani e si rifiuta categoricamente di mangiare piatti a base di verdura e frutta. Gli operatori non sanno come comportarsi e la moglie si oppone a un regime alimentare diverso da quello che, secondo lei, «avrebbe voluto il marito».
La decisione
A chi spetta il diritto di decidere dell’alimentazione di Oscar: agli assistenti sociali che lo seguono, alla moglie, o spetta ad Oscar, nonostante l’Alzheimer? La storia di Oscar è stata raccontata in un articolo pubblicato sulla rivista Lavoro sociale del Centro studi Erickson. Il caso ha suscitato una serie di riflessioni circa l’autodeterminazione di un paziente affetto da demenza. Per risolvere la situazione di Oscar, è dovuto intervenire un Comitato etico dopo che il caso è approdato al ministero svedese della Salute e del Welfare. Il Comitato ha stabilito che i desideri di Oscar debbono essere rispettati dal personale della struttura residenziale .
I dubbi
La decisione ha diviso l’opinione pubblica e sulle pagine di «Lavoro sociale» sono state riportate opinioni di esperti sia favorevoli che contrari. Per Titti Fränkel (Akademikerförbundet SSR, associazione professionale) ed Erik Blennberger (Ersta Sköndal University College, membro del Comitato etico del ministero svedese della Salute e del Welfare), Oscar avrebbe diritto alle sue polpette di carne in base al principio che «gli ospiti di una struttura assistenziale debbono avere lo spazio per poter essere se stessi». Diverso il parere di Hilde Lindemann docente di Filosofia (Michigan State University, Usa) per la quale Oscar non è libero di scegliere: «dato che soffre di demenza a uno stadio così avanzato da non poter più essere assistito a casa sua, sembra molto probabile che non sia più in grado di autodeterminarsi» e la moglie in questo caso, avendo trascorso trent’anni con lui, dovrebbe essere chiamata in causa «anche se non dovrebbe prendere le decisioni da sola, visto che il caso coinvolge anche gli operatori della struttura».
La riflessione
Ora le domande sono: quali sono le priorità per garantire una buona qualità della vita a una persona malata di Alzheimer ospite in una casa di accoglienza? Quali possibilità di scelta può avere e sino a che punto rispettare i suoi desideri nei limiti di quanto riesce ancora a esprimerli? E questa capacità di «desiderare,» può essere stata compromessa o ridotta dalla malattia? Domande che riguardano tutti gli «Oscar» che soffrono di demenza e non hanno più il controllo della propria vita. La risposta a queste domande non può che consistere in una grande attenzione specifica per ogni singolo, partendo da una valutazione completa della situazione. Chi è la persona che si ha davanti, qual è la sua storia, la sua malattia, che cosa pensano i familiari «garanti» dell’identità di quella stessa persona perché l’hanno conosciuta in passato, quando era lucida, e probabilmente sono capaci di ipotizzare «cosa avrebbe voluto», quali potrebbero essere le conseguenze medico-legali ma anche umane di una qualsiasi scelta. (Fonte: Redattore Sociale)

Fonte: http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/14_maggio_22/vegano-malato-
alzheimer-8eb61848-e1b1-11e3-8be9-3eb4fd26c19b.shtml

23 maggio 2014 | 10:10

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