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Le ricerche di Gerona 2005

(17-06-14) Italiani informati su diabete, ma adottano 'strategia struzzo'


Roma, 28 mag. (Adnkronos Salute) - Sul diabete gli italiani hanno abbastanza le idee chiare. Sanno di cosa si tratta e il 90% la giudica una malattia grave (molto grave per il 24%), il 70% sa che non è guaribile, ma controllabile. Fa paura, ma non troppo: in termini di gravità, i connazionali la posizionano al quinto posto, dopo tumori, ictus, infarto e Alzheimer. Forse per questo, non si sentono in pericolo e, anzi, adottano la 'strategia dello struzzo'. Oltre il 90% non si considera a rischio, mentre in realtà più di un terzo lo è, e oltre la metà afferma di non fare nulla per prevenire il diabete o altri disturbi a esso legati. In pratica, si mette la testa sotto la sabbia, ignorando il problema.
E' quanto emerge da un'indagine Gfk Eurisko, condotta per la Società italiana di diabetologia (Sid) e illustrata al XXV congresso nazionale che si apre oggi a Bologna. Circa 3,6 milioni di italiani (il 6,2%) soffrono di diabete, 15 milioni sono a rischio modesto, circa 6 milioni (10%) ad alto rischio. Fra questi sono più numerose le donne (65%), in particolare quelle con bassa scolarità (75%).
Sono proprio le persone più a rischio diabete - emerge dall'indagine - a non far nulla per scongiurare la malattia. Il fatalismo la fa da padrona: non fanno prevenzione il 40% dei giovani e il 32% degli anziani perché 'non ci voglio pensare', il 27% perché non si sente a rischio e gli altri perché farebbero troppa fatica a cambiare lo stile di vita. Eppure, in teoria gli italiani sono preparati, sanno che i pilastri della prevenzione sono seguire una dieta sana, non ingrassare, fare movimento. Ma solo uno su 4 ritiene che si tratti di misure efficaci.
"Solo il 3% degli intervistati - commenta Stefano Del Prato, presidente della Sid - si considera a rischio di diabete, un dato già stridente con la prevalenza di questa condizione nella popolazione italiana, stimata intorno al 6,2% della popolazione. Ma il dato ancora più inquietante è che il 70% delle persone a più elevato rischio non fa nulla per ridurlo, come se ignorasse totalmente il problema".
"E' un po' la 'strategia dello struzzo' - sottolinea Del Prato - quanto più si è a rischio, tanto più si nega l'esistenza del problema. E' dunque fondamentale trovare nuove parole e nuovi strumenti per far arrivare alle persone un corretto messaggio di prevenzione e per aumentare la consapevolezza relativa al rischio personale di sviluppare il diabete e quella delle complicanze che il diabete può provocare". Evitando di nascondere la testa sotto la sabbia.
In tanti, infatti, arrivano tardi alla diagnosi. Così solo il 20%, quando scopre di essere diabetico, non presenta danni d'organo causati dalla malattia, mentre l'80% ha alterazioni a occhi, reni, circolazione. "Le conseguenze del diabete - afferma Enzo Bonora, presidente eletto Sid e professore di endocrinologia all'università di Verona - sono troppo spesso sottovalutate. Invece, è una malattia che uccide ed è sbagliato nasconderlo". Non solo. Il conto che presenta è salato: ogni persona con diabete costa al Ssn circa 3.000 euro e la cifra è sottostimata. L'esborso per i farmaci, i presidi (strisce per misurare a domicilio la glicemia), le visite diabetologiche e il monitoraggio di laboratorio rappresenta solo il 10%, mentre il 90% dei costi è rappresentato da ricoveri ospedalieri e diagnosi, monitoraggio e terapia delle complicanze acute e croniche.

Fonte: Quotivadis

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