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Le ricerche di Gerona 2005

(24-06-14) Inattività primo fattore di rischio cardiovascolare




Nelle donne australiane sopra i trent’anni l’inattività fisica causa più malattie cardiache del fumo, dell’obesità e dell’ipertensione, secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. «Alla luce di questi risultati i programmi per la promozione e il mantenimento dell’esercizio fisico meriterebbero una priorità molto maggiore di quanto non abbiano adesso, specie per le donne in età adulta» afferma Wendy Brown ricercatrice presso la Scuola di movimento all’Università del Queensland in Australia. Un precedente studio sui primi 10 fattori di rischio cardiovascolari metteva l’ipertensione come prima della lista, seguita dal fumo e dall’inquinamento atmosferico da combustibili solidi, ma Brown ipotizza che l’ambiente australiano sia per certi aspetti diverso. «Per esempio in Australia non si brucia molto combustibile solido» puntualizza la ricercatrice, che assieme ai colleghi ha cercato di quantificare l’importanza nelle donne adulte di ciascuno dei primi 4 fattori di rischio cardiovascolare noti in Australia: l’eccesso di peso, il fumo, la pressione alta e l'inattività fisica. «Abbiamo basato i calcoli sulle stime di prevalenza dei quattro fattori di rischio tra le oltre 32mila partecipanti all’Australian Longitudinal Study on Women's Health, che dal 1996 osserva la salute delle donne nate nei periodi 1921-1926, 1946-1951 e 1973-1978» riprende Brown. Così facendo i ricercatori hanno scoperto che la prevalenza dell’inattività fisica e dell’ipertensione sono aumentate lungo tutto l'arco della vita da 22 a 90 anni, passando rispettivamente dal 48 all’81% e da meno del 5 al 47%. E combinando la prevalenza con le stime di rischio relativo del Global Burden of Disease Study applicati alle donne australiane emerge che l’inattività fisica è responsabile del 50,9% delle malattie cardiache nelle donne tra 31 e 36 anni e del 23,5% in quelle tra 85 e 90. «Ridurre il fumo tra i giovani resta una priorità di salute pubblica, ma allo stesso modo dovrebbe diventarlo anche la promozione dell’attività fisica come prevenzione non solo di sovrappeso e obesità, ma anche delle malattie cardiovascolari» conclude Brown.

Fonti:
Br J Sports Med. 2014 May 8
doctornews33

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