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Le ricerche di Gerona 2005

(05-07-14) Rischio cardiovascolare e abbassamento pressione in ipertesi



Negli ipertesi, la pressione sistolica sotto i 120 mmHg non sembra ridurre ulteriormente il rischio di eventi cardiovascolari se è già sotto i 140 mmHg. Secondo studi precedenti, con l’aumento della pressione sistolica vi è un aumento progressivo del rischio di malattie cardiache. Quello che non si sa è se una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg in adulti con ipertensione riduca il rischio di insufficienza cardiaca, ictus e infarto miocardico. Per valutare il rischio di episodi cardiovascolari a diversi livelli di pressione sistolica, uno studio osservazionale, pubblicato online su Jama Internal Medicine, ha coinvolto quasi 4.500 persone, seguite e suddivise in tre categorie: alta se superiore o uguale a 140 mmHg, standard se fra 120 e 139 mmHg, bassa se inferiore a 120 mmHg. La pressione veniva controllata all’inizio e in tre visite di follow up a intervalli di tre anni e come eventi cardiovascolari sono stati considerati l’insufficienza cardiaca, l’ictus ischemico, l’infarto miocardico o la morte collegata a coronaropatie. Dopo un follow up di circa 21 anni come mediana, sono stati registrati oltre 1.600 episodi cardiovascolari: il tasso era significativamente più alto nei partecipanti con una pressione sistolica alta rispetto al gruppo con pressione sistolica bassa. Non sono invece state trovate differenze fra il gruppo con pressione standard e bassa. Spiega Carlos J. Rodriguez della Wake Forest University School of Medicine, Winston-Salem, North Carolina, primo firmatario dello studio: «Anche se i nostri risultati ribadiscono che il controllo della pressione alta è utile per prevenire eventi cardiovascolari, i dati suggeriscono anche che una volta che la pressione sistolica è controllata sotto 140 mmHg, una pressione sistolica sotto 120 mmHg non sembra fornire ulteriore beneficio in termini di prevenzione di eventi cardiovascolari». Avvertono però i ricercatori che questo lavoro è uno studio osservazionale e sono quindi necessarie ulteriori ricerche a supporto di quanto riscontrato, come i risultati di trial clinici randomizzati in corso.

SOURCE: JAMA Intern Med. 2014 Jun 16

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